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Da Libera Caserta: “raccontiamo il bello di questa terra”

Di Pietro Nardiello il . Campania, Dai territori

Al Santuario di Villa di Briano,
alle  porte di Casal Di Principe, la delegazione provinciale dell
Ass. Libera di Caserta ha deciso di incontrare, lo scorso 23 febbraio,
i propri associati, collaboratori e simpatizzanti per rieleggere il
coordinatore ma anche per discutere di impegno civile e di tutto quanto
occorra porre in essere per creare quella “massa critica” proprio
come sostenuto dal riconfermato all’unanimità Valerio Taglione.
 

L’uditorio, non numeroso,
giunge nel simbolo sacro dell’anticamorra alla chetichella ma l’inquietudine
non manca perché sono le forze dell’ordine le prime presenze che
accolgono i partecipanti che in queste zone, dove la vicinanza tra vittime
e carnefici sembra non avere confini ben definiti, pare siano una riserva
di intelligenze da proteggere.
 

Dopo i saluti e gli auguri
di Don Carlo Dell’Aversana, “padrone di casa”, l’inquietudine
non diminuisce perché bisogna registrare l’intervento del Primo cittadino
di Villa Di Briano che chiede aiuto all’associazionismo che Libera
rappresenta “con la continua presenza sul territorio di queste attività
perchè è difficle confrontarsi, quotidianamente, anche con le piccole
forme di illegalità”.
 

La sessione dei lavori è inaugurata
da Valerio Taglione che dimostra di avere le idee chiare visto che considera
questo tipo di incontri “solamente dei momenti di riflessione 
per capire, realmente, cosa si può fare insieme affinché si costruiscano
comunità alternative alla camorra in un territorio dove è necessario
far capire alla gente che è possibile sostituire alla politica delle
parole quella del fare”.
 

I fatti da queste parti non
possono che configurarsi con l’uso sociale dei beni confiscati che,
a quanto pare, rappresentano un vero e proprio tasto dolente, una patata
bollente di cui tante amministrazioni preferirebbero non occuparsi. 
Poche sono le realtà che operano in queste strutture con proficui risultati,
la comunità di Capodarco a Trentola Ducenta e l’Associazione Arca
a Castel Volturno, mentre alquanto emblematico risulta il non utilizzo
della casa Don Diana, un villa confiscata ad Egidio Coppola e la cui
inaugurazione è avvenuta, lo sottolineamo, il 22 novembre del 2005.
 

“Solo il riutilizzo di questi
beni, affermano in coro Valerio Taglione e Mauro Baldascino, responsabile
dell’Osservatorio provinciale sui beni confiscati, può avviare questo
territorio verso un riscatto” che, aggiunge il giornalista Raffaele
Sardo, presentando una relazione sull’informazione locale che sarà
leggibile sul sito del Comitato Don Peppe Diana, “non viene sostenuto
nemmeno dalla stampa che non ritiene opportuno compiere un’analisi
completa dei fatti che vada oltre il semplice racconto di cronaca quotidiana”.

Si succedono, poi, gli interventi
di Don Tonino Palmese e di Vanda Spoto, referente del progetto Cooperare
con Libera Terra.
 

Si giunge così alla conclusione
sottolineando come l’obiettivo principe di Libera Caserta sia rappresentato,
dunque, dalla possibilità di poter assaggiare un prodotto realizzato
su uno dei tanti terreni sottratti in provincia di Caserta alla criminalità
organizzata. Un’esperienza di riscatto che, purtroppo, fino ad ora
non appartiene neanche alle altre province della regione Campania.

“Solo così”, conclude
Valerio Taglione, “potremmo raccontare il bello di questa terra che
vorremmo fosse conosciuta come quella di Don Peppe Diana e di Salvatore
Nuvoletta”.

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