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Nulla di personale

Di Pino Finocchiaro il . Dai territori, Sicilia

Siamo così abbagliati dal macroscopico conflitto di interessi di SilvioBerlusconi che dimentichiamo di pensare e varare leggi in grado di debellarei mille conflitti di interessi che in sede locale costituiscono un vulnusalla democrazia. Il grido d’allarme giunge da Catania. Il convegno di Liberainformazione fortemente voluto da Roberto Morrione e Dario Montana sulla libertà di stampa in Sicilia inaugura il ritorno alla passione per lapolitica. Alla politica che si interroga sulle libertà costituzionali. Alla politica che vuole e deve fare i conti con la libertà di stampa minacciata dallo strapotere di un unico editore che detiene il controllo del mercatopubblicitario nel mezzogiorno d’Italia, che governa o ha partecipazioniazionarie in quasi tutti i principali quotidiani: dalla Gazzetta del Mezzogiorno al giornale di Sicilia, dalla Gazzetta del Sud alla Sicilia dicui è proprietario al 99, 9 per cento (lo 0,1 appartiene alla moglie). Mario Ciancio, unico padrone, attraverso aziende di famiglia, di tv private,inclusa quella Telecolor dalla quale sono stati licenziati sette redattoricon contratto Fnsi per essere rimpiazzati con figure contrattuali menoonerose, o di quell’Antenna Sicilia dalla quale il vicesegretario Nazionale della Fnsi, Gigi Ronsisvalle, si è dovuto dimettere da Direttore responsabile perché i giornalisti con contratti non Fnsi rispondevano al direttore di rete. Mario Ciancio, proprietario attraverso una consociata anche dei punti di riversamento utilizzati dalle strutture regionali Rai. Azionista di Repubblica. Ciancio, stampa a Catania l’edizione siciliana del quotidiano di via Cristoforo Colombo ma non diffonde le copie nel catanese. Solo pochi giorni prima del convegno di Liberainformazione, patrocinato da Articolo 21, Repubblica ha annunciato che metterà in vendita l’edizione siciliana nelle stazioni, porti e aeroporti di Catania. Ogni tanto, la democrazia, la passione per la politica, danno frutti, insperati.

Nulla di personale. Mario Ciancio ha interessi immobiliari e imprenditoriali in svariati settori. Il suo conflitto di interessi sarà meno macroscopico di quello berlusconiano, ma ha radici più antiche e solide. Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della Stampa spiega che questo è unconvegno neo liberista. “Vogliamo che quella merce preziosa che èl’informazione venga venduta in Sicilia con gli stesi diritti di un abito o di un paio scarpe. Vogliamo il libero mercato anche per la circolazionedelle idee”. Nulla di personale. Alfio Sciacca, corrispondente del Corriere della Sera, sollecita un emendamento alla Gentiloni affinché si dica chiaro e tondo che i titolari dipubbliche concessioni – insomma, i concessionari di frequenze radiotelevisive – non possano partecipare ad appalti pubblici. Perché non èpensabile che un editore cui spetta l’onere di informare l’opinione pubblicasulla trasparenza della pubblica amministrazione partecipi alle gare indettedalle stesse amministrazioni. Nulla di personale. Quella di Sciacca è una sollecitazione che noi di Articolo21 abbiamo fatto pienamente nostra. Già pochi giorni prima il nostro portavoce, GiuseppeGiulietti, aveva sottolineato nel corso di un incontro con i giornalisti aMontecitorio l’esigenza di porre fine ai conflitti di interesse locali.

Una legge che valga per tutti. Nulla di personale.E’ una passione che fa soffrire quella di cui si parla al convegno di LiberaInformazione. C’è Claudio Fava, eurodeputato e cronista catanese. E’il figlio di Pippo, il direttore dei Siciliani ucciso dalla mafia. Non nasconde la rabbia per questo esempio di “democrazia mancata, in una regione che ha visto uccisi otto giornalisti in tempo di pace. Perché è normale chei giornalisti muoiano in guerra. Non è normale che vengano uccisi in un paese, in una regione, dove vige la pace”. Nulla di personale, sottolinea Claudio Fava, nel suo dissenso dall’editore Mario Ciancio e fa un parallelo con quello che accadeva negli anni ’80,quando uccisero Giuseppe Fava: “chi contava allora erano i cavalieri dellavoro, coloro che avevano garantito impunità politica ed economica a quegliimperi finanziari, chi conta oggi sono alcuni comitati d’affari che sistanno letteralmente spartendo la città, la stanno saccheggiando el’amministrazione è soltanto l’utile paravento dietro il quale consumarequesta operazione”. “Mario Ciancio è l’uomo in assoluto più potente della Sicilia, non soloperché è il padrone dell’informazione della Sicilia orientale in condizionedi assoluto monopolio e con robuste quote di partecipazione che vanno da Bari a Messina a Palermo, ma perché non è solo un editore, è un signore che utilizza i propri giornali come una clava per colpire o come una carezza perpremiare le amministrazioni che gli permettono di fare ciò che è il suo veromestiere: le speculazioni urbanistiche, le speculazioni edilizie” . Al convegno ci sono i “carusi” delle testate libere di Catania. Nulla dipersonale.

Sono solo vittime del monopolio. Sono i “giornaletti” che non riescono ad emergere, a finire in edicola, a mettere insieme i soldi dellacarta con quelli per la sede o il telefono. Sono giornalisti senza tesserache fanno in anteprima le inchieste sulle infiltrazioni mafiose nella festadella patrona sant’Agata. Quelli che seguono la vergogna del pizzo el’olezzo dei soldi riciclati.  Quelli che denunciano i patti scellerati per gli appalti, le pubbliche forniture, la gestione del patrimonio immobiliare.A Catania sono ragazzi come Giuseppe Scatà che scrive sui Cordai, il giornale di San Cristoforo. Il quartiere della periferia storica catanesedove è nato il boss dei boss, Nitto Santapaola. Ragazzi che intrecciano i fili della passione per la politica, l’informazione, la legalità per tessere la corda della solidarietà, della prospettiva, della voglia di futuro.

Un futuro pulito, senza compromessi, Perché se non lo sogni a vent’anni un futuro senza compromessi… quando? Mai più. Roberto Natale, ancora, ricorda altri ragazzi ed ex ragazzi che stannodall’altra parte dell’isola. I telecronisti, senza tessera, che fannoantimafia e vengono minacciati, intimiditi, picchiati. Quelli di Teleiato, iragazzi Pino Maniaci, direttore senza tessera. Poi, ricordi che c’è unalegge che impone il direttore responsabile a questi giornali e tv. E tichiedi come fanno a non violare la legge I Cordai, Casablanca, Teleiato? Ovvero, alcune delle più coraggiose testate antimafia della Sicilia. Lì, scopri che hanno tutte e tre lo stesso direttore responsabile, si chiamaRiccardo Orioles. E’ un vecchio giornalista professionista. E’ stato ilcaporedattore dei Siciliani a Catania. Ha fondato Avvenimenti a Roma. Hascritto il più bell’articolo che sia mai stato scritto in Italia – nessunose ne abbia a male, presenti e assenti – il giorno in cui uccisero PippoFava. Ma è un giornalista disoccupato. Sospinto dalla passione.

Una passione che trasmette come un virus e diffonde, contamina il giornalismo di cronacanei quartieri e nei paesi delle regioni di mafia.“Il nostro è un giornalismo cometa – spiega Giuseppe Scatà – perché noisiamo giornalisti di strada, senza tessera e senza prospettiva di uncontratto; non facciamo i master, non frequentiamo salotti ma gente povera.Ci accendiamo quando passa la cometa Orioles. Poi…?”
 
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