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Liberare Catania, la sinistra contro il saccheggio della città

Di Cesare Piccitto il . Dai territori, Sicilia

Da lontano vedo l’aula, c’è
un bel po’ di gente e i media locali. Mi avvicino, mi guardo attorno,
c’è una telecamera della RAI, Radio Radicale e una TV di Catania.
Strano, oggi qui c’è il presidente della commissione parlamentare
antimafia, in una grande città siciliana ma pochi i media presenti,
prendo posto. Apre l’assemblea Maria Giovanna Italia, presidente dell’ARCI,
introduce la serata e gli ospiti. A seguire l’intervento di Claudio
Fava, che toccato i nodi essenziali per risollevare le sorti della città,
provata da una pessima amministrazione. L’eurodeputato Individua,
nell’azione della magistratura e nell’informazione data ai cittadini,
i cardini principali per poter “liberare Catania”.

Gli argomenti, sembrano davvero
interessanti, peccato che la tv locale e la RAI siano andati via così
in fretta. Fava, parla del limiti e degli ostacoli che incontra la lotta
alla mafia in ogni segmento della vita pubblica. La platea è molto
attenta, fa riferimento alle ultime operazioni della DIA, ma dice
che serve urgentemente altro: «Catania va liberata innanzitutto
dai “comitati d’affare” in cui la mafia spesso è presente. Sono
quelli che oggi possiedono, governano e saccheggiano la città. Per
far ciò bisogna avere strumenti di analisi e di vigilanza ».

Ricorda, la debolezza della
giustizia catanese, ricordando alla platea come da quasi un anno manca
la nomina della carica principale all’interno del tribunale della
città: il procuratore della repubblica. Dal punto di vista economico,
segnala, l’enorme numero di supermercati e ipermercati presenti nel
territorio ben al di là di ogni limite stabilito dalle direttive
regionali e nazionali. Sottolineando che il numero di centri commerciali
presenti e previsti, nel territorio cittadino in proporzione alla popolazione,
non è paragonabile a nessun altra città del mondo.

Mentre Fava snocciola numeri
e fatti, siamo rimasti a seguire l’assemblea io, Radio Radicale e
il pubblico presente. L’informazione dovrebbe comunicare, in un secondo
momento ai cittadini non presenti, le cose si cui si sta parlato qui
invece non accadrà. Finisco questa breve riflessione e Fava introduce
l’argomento “informazione”.

Evidenziando le grandi speculazioni
edilizie che coinvolgono i “comitati d’affare” a Catania, Fava
disamina anche il grande conflitto d’interesse intercorrente tra le
imprese coinvolte e il mondo dell’informazione. Spesso chi controlla
tutta l’informazione a Catania è anche direttamente o indirettamente
coinvolto in appalti “poco chiari”. Fava : «Mario Ciancio, che
è il padrone dell’informazione a Catania, è anche il padrone di
quei terreni che diventeranno un grande centro commerciale. Ciancio
è anche il padrone per conto proprio, o con parti della propria famiglia
o in società con la famiglia Virlinzi (altra nota famiglia imprenditoriale
catanese), delle due SPA che gestiranno i due parcheggi recentemente
sequestrati dalla magistratura».

Continua Fava con l’elencazioni
di altre e varie opere pubbliche, che sono contraddistinte da una notevole
lentezza nella realizzazione, in un inutile e infruttuosa spesa del
denaro pubblico e da una ancor più forte presenza di “mala politica”
e “mala affare” spesso contigua a fenomeni di natura mafiosa, citando
fonti giudiziarie.

Sull’informazione negata
ai cittadini, citando diversi avvenimenti della storia catanese, Fava
sottolinea come spesso certi episodi e certe inchieste della magistratura
vengono letteralmente nascosti all’opinione pubblica o trattate in
modo immeritatamente secondario. Prosegue con un esempio: «Guardate
quello che è avvenuto sull’iniziativa in corso. Viene a Catania il
presidente della commissione antimafia, ma siccome è accompagnato
da certi parlamentari, sulle colonne del giornale locale il suo nome
e questo appuntamento non ci sono. Al massimo c’è una cosa
minuscola, generica… purché i nomi dei politici presenti non si facciano.
In questa città il signor Mario Ciancio, che è parte integrante di
questi comitati d’affare, attua una censura mafiosa e chirurgica nei
miei confronti da molti anni. Forse perché io, come altri deputati,
ci permettiamo ogni tanto di parlare dei suoi affari “poco chiari”».

Dopo l’analisi di Fava e
l’intervento delle associazioni, tenta di dare delle risposte l’onorevole
Francesco Forgione: «La commissione antimafia può fare ma non
può far tutto, se non c’è la collaborazioni di tutte le parti della
società civile. Deve esserci l’unione della politica, delle associazioni,
e soprattutto il coinvolgimento delle istituzioni come chiesa e scuola.
Se non partecipano tutte le parti non ce la facciamo a sconfiggere la
mafia e i suoi interessi».

La commissione antimafia, vuole
provare a centralizzare la sua azione, sui patrimoni della mafia. ancora
Forgione: «Come commissione vogliamo analizzare e colpire soprattutto
i beni della mafia, aumentando le confische e il riutilizzo. Riprendere
le tesi ed il percorso tracciato anni fa da Pio La Torre riportare tutta
l’antimafia a quel tipo di lavoro e di vigilanza».

Continuo a scrivere, nel frattempo,
mi saluta una collega di un quotidiano locale, ha chiamato il proprio
giornale spiegandogli di cosa si parlasse e le hanno detto: “non ci
interessa”. Rimango ancora più stupito, ma gli argomenti di Forgione
sono più interessanti al momento e torno a scrivere. Anche lui parla
di informazione, dice che c’è un “arretramento”, in ambito regionale
ma anche nazionale. Tutti i media, prosegue, si stanno occupano della
mafia solo in termini di cronaca criminosa, il giornalismo d’inchiesta
è quasi estinto o relegato al passato.

Conclude, sulla necessità
di rivedere la legislazione sullo scioglimento delle amministrazioni
per infiltrazione mafiosa: «Devono essere modificati i parametri,
quando c’è uno scioglimento all’interno di un comune tutti i vertici
di quella amministrazione devono essere azzerati, per poter bloccare
tutti gli appalti anche quelli in corso d’opera».

Il pubblico defluisce. Chiudo
il blocco e mi avvio verso l’auto. Domani, se vi fossero state tutte
le testate presenti a Catania, si sarebbe fatto un gran parlare di questa
iniziativa. Invece, l’indomani: una TV locale fa un breve servizio
pre – assemblea, su giornali, radio regionali nulla. nelle radio. Per
riuscire a sentire la cronaca, su cosa è stato detto, rimane Radio
Radicale nel web. Ieri sera si è cercato di far un po’ di “luce”
su Catania ma evidentemente si è preferito non farlo sapere al grande
pubblico, si è preferito lasciarlo all’ “oscuro” di tutto ciò.

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