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Rita Borsellino: “L’esodo dei giovani dimostra il fallimento del cuffarismo”

Di Vincenzo Figlioli il . Dai territori, Interviste e persone, Sicilia

Un
perfetto connubio di pacatezza e determinazione. Si presenta così Rita
Borsellino alla platea marsalese, accorsa nella sala conferenze del comando dei
vigili urbani per assistere alla presentazione del movimento “Un’altra storia”.
A due anni dalla campagna elettorale che l’ha vista contendere a Cuffaro la
presidenza della Regione, l’ex presidente onoraria di Libera dimostra che la
quotidiana frequentazione con il mondo politico non ha intaccato il suo modo di
affrontare le istanze che le vengono rivolte, e con la medesima chiarezza non
esita a bocciare il cuffarismo e a chiedere al Partito Democratico di rompere
gli indugi sulla sua candidatura.

Il movimento “Un’altra storia”
è il naturale sviluppo di un’avventura iniziata due anni fa con il lavoro dei
cantieri programmatici e la candidatura alla Regione?

Proprio
così. E’ sempre lo stesso movimento nato con la mia candidatura a cui abbiamo
voluto dare adesso un nome e un percorso organizzato che nasce dal metodo di
lavoro che abbiamo portato avanti in questi anni.

Oltre che nel metodo in cosa
il suo movimento è diverso sotto il profilo dei contenuti?

L’abbiamo
chiamato “Un’altra storia” proprio per marcare le differenze rispetto alla
politica che ha governato in questi anni la Sicilia.

Come si spiega i tentennamenti
del Partito Democratico su una sua ricandidatura?

Penso
che il Partito Democratico, come tutti gli altri, abbia il diritto di discutere
al proprio interno. Ciò che contesto sono i tempi troppo lunghi e i troppi nomi
che si stanno facendo. Si scelga, ma lo si faccia in fretta e per il bene della
Sicilia. Davanti a nomi come quelli di Anna Finocchiaro o Ivan Lo Bello, che
avrebbero un significato importante, io stessa avevo detto che avrei riflettuto
e mi sarei messa a disposizione di certi progetti. Davanti ad altri, invece, ho
qualche difficoltà a capire perché si voglia cambiare.

Sul suo nome comunque c’è
l’appoggio convinto del mondo intellettuale e dei giovani, che fin dai tempi
del “Rita Express” hanno sempre sostenuto con forza la sua candidatura.

Io credo che i giovani hanno
sentito molto la mia attenzione verso di loro. Ma soprattutto credo che si
siano riconosciuti in un progetto, un programma per la Sicilia, che partiva in
qualche modo da loro, perché pensare alle prospettive future della Sicilia,
pensare allo sviluppo, ai posti di lavoro da realizzare puntando soprattutto
sui giovani e sulle loro capacità, sul loro modo di vedere la vita, sulla loro
fantasia, sulle nuove tecnologie, ha fatto capire ai ragazzi che finalmente
c’erano delle politiche che guardavano al futuro di questa terra. I centomila
giovani che vanno via dalla Sicilia sono una piaga e una vergogna oltre che la
dimostrazione di come non ci siano stati programmi che abbiano dato loro
spazio. Quando due anni fa sono venuti in Sicilia con il treno “Rita Express”,
dicendo “Non torniamo per votare. Ma votiamo per tornare”, hanno
mostrato chiaramente quali erano le loro intenzioni e i loro progetti. In questi
due anni hanno continuato a starmi vicino e ritrovarmeli accanto con lo stesso
entusiasmo mi fa pensare a un dialogo che non si è mai interrotto, ma che anzi
è cresciuto.

Sente la presidenza della
Regione più vicina rispetto a due anni fa?

Ci sono condizioni diverse
rispetto a due anni fa. Due anni fa abbiamo cominciato a guardare al futuro a
partire da quelle situazioni. Oggi quelle situazioni si sono esplicitate,
quindi ci sono sicuramente delle prospettive migliori. Non c’è più Cuffaro, c’è
un centrodestra che in questi due anni di legislatura si è dimostrato spaccato
e sbandato, oggi alla ricerca di un punto di riferimento attorno a cui
aggregarsi. Nella precedente campagna elettorale, io non ho puntato
l’attenzione sulle vicende giudiziarie di Cuffaro, ho sempre parlato del mal
governo della Regione. Oggi che quei fatti sono sanciti dalla sentenza di un
Tribunale che ha portato alle dimissioni di Cuffaro, credo però che siamo più
avanti rispetto a due anni fa.

Cuffaro è stato costretto a
farsi da parte. Crede però che sia possibile mettere da parte il sistema
politico-clientelare pressoché blindato che l’ex presidente della Regione ha
portato avanti in questi anni?

Se vogliamo parlare di sviluppo
dobbiamo partire proprio da lì, smantellando l’intero sistema. Era ovvio
che il problema non fosse solo Cuffaro, ma l’insieme. Bisogna quindi attaccare
il sistema alla base per permettere all’economia di liberare le possibilità di
futuro di questa terra.

E’ possibile pensare che
un’idea di cambiamento così radicale possa essere più adeguatamente
rappresentata da una donna, considerato che molti uomini in Sicilia hanno fin
qui fallito?

Fino ad adesso c’è stata più che
altro un’assenza delle donne in questo percorso. Siamo quattro donne su novanta
deputati e nella precedente legislatura credo ce ne fosse solo una. Ritengo che
più che la presenza sia mancato il contributo femminile alla politica. E allora
oggi è importante che questo contributo ci sia e che cresca pensando anche a
qualcosa di importante. Se nella vita di tutti i giorni la donna c’è, e svolge
il suo ruolo in maniera determinante. io credo che a maggior ragione possa
farlo nella politica, specie se si viene da errori e situazioni poco positive.
Un contributo in più può quindi essere importante e anche determinante.

 

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