Coraggio e verità nella Potenza dei misteri
Eccola Potenza, adagiata in una conca che si apre come un catino tra i rilievi lucani, vive e respira come un grande paese di provincia di quasi settantamila anime. D’inverno lo senti subito il freddo, li senti tutti quegli ottocentodiciannove metri di altitudine e il bavero del cappotto, anche col sole che riscalda, lo tiri su volentieri. Quando scende il giorno e sale la nebbia, ne assapori anche i misteri. E così Potenza diventa la metafora di quella Basilicata oscura e nebulosa, quella degli omicidi inspiegabili, delle misteriose sparizioni, del malessere sotterraneo. E il ritrovarsi ha sicuramente il valore di cercare di spiegare e dare voce a questo malessere, a confrontarsi per cominciare e continuare un percorso.
Da questi presupposti nasce a Potenza l’incontro che il 6 febbraio ha unito giornalisti e rappresentanti della società civile durante il seminario di Libera Informazione. Sede dell’incontro il Ce.St.Ri.M, dove il referente per la Basilicata, don Marcello Cozzi ha sottolineato la necessità di dare continuità a una serie di incontri con giornalisti e operatori del sociale già svolti in precedenza nel capoluogo lucano e che hanno trovato uno sbocco naturale nel percorso di Libera Informazione. «Parlare di mafia qui in Basilicata suscita sempre grandi polemiche – dice Cozzi – ma è innegabile la presenza di un malessere di fondo sicuramente causato da un sistema come anche la presenza sul territorio di personaggi e associazioni condannate per 416/bis».
E la città, spesso avvolta in un sonno, dettato sicuramente anche da una cattiva informazione, sembra risvegliarsi. Numerose iniziative organizzate nel potentino hanno suscitato grande interesse nella popolazione riguardo le tematiche della legalità e della trasparenza. Roberto Morrione, direttore di Libera Informazione, davanti ad un informale tavolo che riunisce gli sguardi attenti degli astanti, rilancia i temi cari all’osservatorio, giunto al suo decimo seminario, pronto a raccogliere spunti e considerazioni dai giornalisti convenuti e non dimenticando di nominare le plurime inchieste della magistratura locale, compresa “Iena 2”, l’inchiesta che coinvolge potere politico e criminalità organizzata locale.
Il dibattito e i numerosi interventi hanno dimostrato lo stato di tensione in cui versa la stampa lucana ma anche la volontà di poter dire qualcosa in più, la voglia di cambiare. Lo sottolinea il direttore del «Quotidiano di Basilicata» Paride Leporace, calabrese da poco in Basilicata, che nega la possibilità di trovarsi in una isola felice e sposa col suo giornale un giornalismo meno reticente sui temi della criminalità e del rapporto mafia/politica. Ma a Potenza nel 2008 il giornalismo denuncia anche altre cose: pesanti limitazioni al suo agire, al rapporto con le fonti, quasi impossibili ormai, con la quasi inevitabile deriva di appiattire i contenuti come denuncia un giovane, Fabio Amendolara, acuta penna del «Quotidiano». Ne è convinto anche Enzo Romeo, che parla di un giornalismo totalmente asservito vittima ormai del comunicato stampa. Però durante il dibattito i temi vengono sviscerate e nessuna remora blocca il flusso discorsivo. Ne esce la Potenza della società civile che vuole raccogliere, diffondere materiale su una Basilicata sconosciuta agli stessi lucani e al contempo denunciare le informi colate di cemento e gli scempi urbanistici facilmente riscontrabili dagli occhi di un forestiero e costantemente sotto il naso dei potentini.
E traspare sempre di più la volontà di costruire un giornalismo che produca consapevolezza e memoria, che trovi spazio perchè alcuni avvenimenti non siano dimenticati, superando una dimensione provinciale che, denuncia Cozzi, «relega omicidi e sparizioni in un trafiletto, negando la memoria e la possibilità della conoscenza alla società civile». Per uscire come qualcuno a sottolineato da quella logica “delle relazioni corte” che a Potenza sembra ancora dettar legge ma che in molti sono pronti ad abbattere.
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