Il direttore della Dire, Giuseppe Pace: “Un gesto contro la mafia”
Da oggi e per una settimana, su dire.it”>www.dire.it sarà sempre aperta una finestra su Telejato, con la possibilità di ‘entrare’ e vedere il suo tg.
“Un gesto concreto di solidarietà nei confronti di un collega in prima linea sul fronte della difesa del diritto all’informazione che, nonostante il pestaggio intidimidatorio, continua la sua battaglia contro la mafia e non va lasciato solo”, spiega il direttore dell’agenzia di stampa Dire, Giuseppe Pace.
Martedì 29 gennaio Giuseppe Maniaci, direttore della tv Telejato, è stato pestato da un gruppo di persone, fra cui il figlio sedicenne del boss di Partinico, Vito Vitale, infastidito per i servizi che la tv mandava in onda. Ma i calci e i pugni non hanno fermato il giornalista e l’emittente.
Telejato, infatti, continua a trasmettere: il suo tg si può vedere anche su internet, all’indirizzo della stazione, www.telejato.it. In tanti hanno espresso solidarietà a
Anche l’agenzia Dire intende farlo, dando voce a Telejato, aiutandola a farsi sentire, esattamente quello che la mafia locale vorrebbe impedire.
“L’agenzia Dire – continua Pace – ha seguito i ragazzi delle scuole italiane che pochi mesi fa sono sbarcati a Palermo per ricordare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con un corteo pieno di vita e voglia di legalità anche nelle strade di Corleone. In quell’occasione, la redazione multimedia realizzò un video-reportage (www.diregiovani.it) che il ministero della Pubblica istruzione ha diffuso negli istituti, fra alunni e docenti.
Pur non occupandoci di cronaca nera – dice il direttore della Dire -, per noi stare con Pino Maniaci e Telejato significa proseguire lungo una strada già intrapresa, quella che porta a un’Italia diversa, migliore”.
“Abbiamo accolto anche l’appello lanciato dal Sindacato dei giornalisti ad una mobilitazione democratica contro gli atti di intimidazione al sistema dei media – prosegue il direttore della Dire -. Pertanto, chiediamo a tutti i colleghi di attivarsi per non lasciare soli i giornalisti che rischiano ogni giorno la vita per esercitare con coraggio questa professione”.
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