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Contro Minieri un colpo di lupara

Di Enzo Palmesano il . Campania, Dai territori

Hanno sparato con un fucile caricato a pallettoni all’indirizzo
di una finestra illuminata, contro la casa del giornalista della “Gazzetta
di Caserta” Salvatore Minieri, molto impegnato in pericolose inchieste
sulla cupola politico-affaristico-mafiosa di Pignataro Maggiore, città
tristemente nota come la “Svizzera della camorra”. Poteva uccidere
il commando delle cosche che è entrato in azione nella notte tra domenica
20 e lunedì 21 gennaio 2008, alle ore 1,25, in via degli Ulivi. Un’autovettura,
proveniente dall’incrocio di via degli Ulivi con via Partignano, si
è fermata all’altezza dell’abitazione della famiglia Minieri, avendo
di fronte le finestre illuminate; uno degli occupanti dell’automobile,
senza scendere dal mezzo, ha mirato ed ha esploso la micidiale scarica
di pallettoni. Sette, otto pallettoni si sono fortunatamente infranti
sulla pesante lastra di ferro che protegge il cancello; se si fosse
trattato di una semplice lamiera, i pallettoni l’avrebbero perforata
con forza e raggiunto una delle finestre, mentre Salvatore Minieri era
ancora sveglio, guardava un film. Uno dei pallettoni è riuscito addirittura
a bucare la lastra di ferro; e accostando l’occhio al foro si vede inquadrata
la finestra, che era il bersaglio dei killer della camorra. Udito il
tremendo colpo, Salvatore Minieri ha subito capito che avevano sparato,
se l’aspettava. Lo aveva  detto più volte ai colleghi di Pignataro
Maggiore: “L’aria è pesante”. E’ un’aria di piombo, di camorra
e di inconfessabili e non sanzionate complicità tra politica e cosche,
nel feudo del clan Lubrano-Ligato. “E’ la risposta agli articoli sulla
villa di via del Conte”, dice Salvatore Minieri, che anche negli ultimi
giorni si è occupato dell’immobile confiscato al boss Raffaele Ligato;
un bunker rimasto nella piena disponibilità della criminalità organizzata.
A conferma che i beni confiscati sono ancora sotto il controllo della
camorra, il nuovo collaboratore di giustizia Giuseppe Pettrone detto
“Uccello” ha rivelato che lui e Pietro Ligato (figlio di “don
Rafele”) nascondevano armi in via del Conte, in un canneto vicino
alla villa bunker. E’ uno scandalo senza fine, costantemente tenuto
sotto i riflettori dai cronisti pignataresi; un’attenzione che non piace
ai boss e ai loro complici. Non appena si è diffusa la notizia dell’attentato,
sono state numerose le attestazioni di solidarietà a Salvatore Minieri
e alla sua famiglia, a cominciare da quelle dei colleghi Enzo Palmesano,
Davide De Stavola e Carlo Pascarella; quest’ultimo
di buon mattino ha tirato tutti giù dal letto con un giro di telefonate.
Consapevole del pericolo, Salvatore Minieri, ma deciso a continuare
il suo impegno anti-camorra; solidarietà anche alla madre del cronista,
la professoressa Antonella De Lucia, vedova del compianto Pasquale Minieri,
che fu giornalista pubblicista e sindaco di Pignataro Maggiore. Il fratello
di Salvatore, Gianpio Minieri, maresciallo dell’Arma dei carabinieri,
è stato informato telefonicamente. E sono stati proprio i carabinieri
della Stazione di Pignataro Maggiore, della Compagnia di Capua e del
Comando provinciale di Caserta ad intervenire sul posto, in via degli
Ulivi, per i i rilievi del caso e le prime indagini, che sicuramente
andranno ad inserirsi nel filone delle minacce agli altri giornalisti
e della “notte delle bombe” del 31 dicembre 2007. Un fascicolo scottante
di cui si sta occupando il valoroso pubblico ministero della Direzione
distrettuale antimafia, Giovanni Conzo, che ha recentemente chiesto
e ottenuto l’arresto del pericoloso boss Pietro Ligato e del fratello
Antonio Raffaele, con l’accusa di detenzione di proiettili, parti di
armi da guerra e di una devastante bomba carta. Il clan Lubrano-Ligato
è fortemente indiziato pure per il colpo di lupara sparato contro la
casa di Salvatore Minieri.

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