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“A Lamezia non solo ‘ndrangheta e chi non paga non è abbandonato”

Lettera di Rosy De Sensi il . Calabria, Interviste e persone

Opero per la legalità sul territorio di Lamezia Terme. Terra felice la mia terra, e anche infelice sotto molto aspetti, abitata da persone che credono in ciò che fanno e che come me hanno deciso da che parte stare in tema di legalità.
Scrivo per raccontare di un episodio abbastanza recente e increscioso: una nota emittente televisiva italiana ha invitato alcuni giovani del Coordinamento provinciale Libera Catanzaro–Lamezia a testimoniare a favore della famiglia Godino che è stata vittima di un episodio criminale molto grave. Penso che il tutto sia stato molto strumentalizzato e anche le domande che sono state poste mi sono apparse alquanto superficiali e tutte formulate in funzione di un episodio che è stato sì importante ma che non può, non deve etichettare la nostra Lamezia come terra infelice pervasa dalla ‘ndrangheta. Ci sono moltissime persone che quotidianamente lottano contro questo tipo di mentalità omertosa e ingiusta. Tante persone splendide che fanno della legalità ragione di vita. Lamezia Terme è anche questo.

In seguito all’incendio della casa e della ditta  Godino, l’associazione Libera, l’associazione Ala (antiracket), la Caritas, le associazioni e molti lametini hanno sostenuto anche economicamente la famiglia mediante la campagna “La città ferita restituisce casa, dignità, lavoro”.  La prima iniziativa che è stata realizzata è stata una serrata alla quale hanno partecipato gran parte dei commercianti. Importante, a mio avviso, in un territorio come Lamezia. Forse per la  prima volta i commercianti, anche con la paura più comprensibile, in un unico coro hanno detto Basta! A distanza di un anno, però, questo gesto significativo è stato sottovalutato e reso ridicolo e superficiale solo perché, a parer di qualcuno, tra gli aderenti vi erano anche commercianti mafiosi. A questo punto io mi domando: “Chi lo decide chi sono i commercianti mafiosi? Chi lo decide chi sono coloro che operano nel pieno rispetto della legalità?”. Se a sentenziarlo sono proprio coloro che sono stati supportati da associazioni, da gran parte della società civile e finanche dallo Stato, io trovo che tutto ciò sia davvero ignobile.

Ho una profonda rabbia quando  penso a quanti scelgono di stare dalla parte della legalità, a quanti si espongono in manifestazioni, iniziative, rischiando, sì, rischiando!  A quanti vivono nella paura, a quanti non dormono la notte per paura che la propria attività o la propria abitazione salti in aria da un momento all’altro, a quanti invece di guardare un bel film in televisione si posiziona davanti allo schermo che manda in onda le immagini del portone o dell’entrata della propria casa, a quanti vivono con il terrore anche il trillo del telefono. A quanti non pretendono riconoscimento alcuno per ciò che fanno perché agiscono consapevolmente e con la voglia di cambiare il sistema. Tutti questi c’erano quel 4 novembre alla serrata, tutti questi, o forse i loro figli, c’erano quel famoso giorno davanti ai resti della casa Godino a gridare “no alla mafia”

Non penso sia giusto che Godino rappresenti l’emblema della legalità, penso, invece che possa rappresentare  una realtà che non è stata mai lasciata da sola e quindi una speranza per molte persone che vivono analoghe situazioni. Molto è stato realizzato per questa sfortunata famiglia molto si sta facendo per altri commercianti che vivono nel terrore si pensi per esempio all’Associazione antiracket di Lamezia, troppo poco ancora sta facendo la politica regionale.

Ho molta fiducia non tanto nelle istituzioni, ma soprattutto in quella gran fetta di persone che non hanno paura e che come me lottano quotidianamente per la legalità. Saremo forse solo gocce, ma qualche saggio affermava che senza di esse mai si potrà formare un oceano…

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