L’agenda dell’antimafia 2008
Un vademecum della memoria: è l’agenda dell’antimafia presentata a Palermo lo scorso 5 dicembre e frutto del lavoro del Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato” con la collaborazione di Addiopizzo, Centro Servizi per il Volontariato di Palermo, Comune di Gela, Consorzio Ulisse.
E’ un “libro – agenda che lega memoria storica e gli impegni del fare quotidiano” che restituisce in ogni singolo giorno il racconto, la memoria, le storie delle numerose vittime delle mafie, molte di loro poco conosciute ma che apre anche una finestra alle tante vittime di matrice terroristica. E’ un esercizio quotidiano quello di Anna Puglisi e Umberto Santino del Centro di documentazione Peppino Impastato, che anche tramite questa Agenda cerca di colmare l’assenza di questo tema da altri tipi di agenda come quella politica e talvolta quella dei media.
Ci sono tutti, giorno dopo giorno, con i loro nomi, i loro volti, le ragioni assurde che ne hanno spento l’esistenza. Ma c’è anche molto altro, c’è approfondimento e Storia: dalle lotte contadine del movimento antimafia, al periodo del fascismo in Sicilia, dall’analisi dei rapporti, Chiesa, mafie e antimafia, all’approvazione delle prime leggi antimafia e al contrasto sul fronte giudiziario ed economico. E poi ancora “la mafia di questi ultimi anni, sommersa, invisibile e il suo rapporto con la borghesia mafiosa”. Un’agenda che non fa sconti e non trascura, che sfoglia le pagine di quasi due secoli di lotte con grande rispetto e attenzione.
Dall’altra parte lei, la società civile e il suo continuo tentativo di ricostruire un tessuto sociale dilaniato dal sistema mafioso, da un’economia illegale ma anche dalle bombe delle stragi di Capaci e via D’Amelio. L’agenda la ricorda: dal lavoro nelle scuole a quello dell’uso dei beni confiscati, dall’antiracket alla nascita del Consumo critico passando per Libera, Addiopizzo, e tutte le altre realtà che lavorano nel segno della legalità spendendosi quotidianamente e con umiltà.
E infine, sono le parole di Rita Atria, collaboratrice di giustizia e suicida a soli 17 anni nel 1992, a chiudere questo racconto lungo un anno, bussando con forza all’animo di ognuno di noi per ricordarci che:“La mafia della passività e dell’indifferenza, la mafia della retorica e della parole vuote può e deve essere debellata. Dipende solo da noi. Da ognuno di noi.”
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