Strada Facendo 3, interrogarsi sui diritti
“Interrogarsi, dare di più e rivolgersi
alle Istituzioni che devono tenere presente un’altra voce: la nostra”.
Chiude così don Ciotti i lavori di “Strada Facendo”, dopo che nella
mattinata i portavoce degli otto cantieri di lavoro avevano tratto alcune
importanti conclusioni : necessità di scelte più coraggiose, investimenti
e la capacità di ascoltare maggiormente chi si occupa di sociale. Invito,
quest’ultimo, rivolto alle istituzioni. Che erano presenti: i ministri
Turco e Ferrero, il governatore della Sardegna Soru e l’assessore
dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale Nerina Dirindin. E che
sono stati chiamati in causa durante la tavola rotonda che ha
toccato i temi della sanità, dell’esclusione e della sicurezza.
Il ministro Turco ha assicurato la volontà di procedere ad un allargamento
del diritto alla salute soprattutto con il progetto Case della salute,
esempio di integrazioni di servizi sociali e sanitari, che associa alle
cure mediche la continuità assistenziale e la prevenzione. Questo
assieme al fondo per non autosufficienza le carte giocate dal ministero
della Salute. Ferrero, dal canto suo, ribadisce la necessità di ripensare
il sociale partendo dai diritti delle persone.
Incalzato sulle politiche non proprio
coraggiose del governo, il ministro per gli Affari Sociali parla della
necessità di riuscire a determinare la qualità dei servizi in base
alle risorse disponibili. E, autocritico verso la sua parte politica
e gli scarsi investimenti rincara la dose: “La spesa sociale
dovrebbe essere vista come investimento e non come costo”. La
necessità è dunque quella di una pianificazione della spesa, di cifre
importanti da stanziare per la garanzia dei diritti; inoltre non è
possibile “andare avanti con delle sperimentazioni” ma bisogna portare
avanti anno per anno un discorso continuo e partecipato.
Altro tema caldo nel dibattito è stato
quello della sicurezza, introdotto da Tonio Dell’Olio di Libera che
ha ribadito l’equazione “Più diritti uguale più sicurezza per
tutti”. Livia Turco interpellata sulle emergenze sicurezza degli
ultimi periodo ha detto di non riconoscere in questi allarmi ribadendo
la necessità di partire dal “riconoscimento dell’altro”
perché la sicurezza è raggiungibile solo tramite la “piena cittadinanza”.
Più duro Ferrero. “La necessità
di sicurezza – dice il ministro piemontese – non ha bandiere, ma
esistono metodi differenti per realizzarla” Il ministro parla della
infausta pratica di legare la battaglia per la legalità ad un contesto
locale al fine della rielezione, un metodo insomma per mostrare il pugno
duro nei momenti di emergenza in vista di un futuro riscontro elettorale,
pratica, ribadisce Ferrero, “da respingere con decisione”.
Sul tema sicurezza e immigrazione la conclusione nelle parole di Soru,
governatore della Sardegna: è lui a raccogliere i più alti consensi,
quando parla della necessità per l’isola di accogliere gli immigrati,
di integrarli, di renderli partecipi, anziché isolarli e respingerli:
accoglierne la capacità di arricchimento come molti sardi fecero a
loro volta durante il periodo di emigrazione verso il continente.
Le giustificazioni del ministro sull’empasse,
sui tempi bradipici delle politiche e il dissenso poco espresso a livello
ufficiale sulle politiche di sicurezza hanno tirato in ballo la necessità
di non rendere ancora più teso un clima politico già esasperato per
le decisioni sul welfare. Don Ciotti ha avuto modo di riprendere il
tema nella chiusura, con posizioni decise e nette che pur comprendendo
i difficili equilibri politici non possono dimenticare i diritti delle
persone. Citando nel finale Don Tonino Bello: “Nessuno si lasci lusingare
dai potenti dicendo mezze frasi soltanto: che mandi all’aria le regole
della diplomazia quando c’è da difendere i diritti umani”.
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