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Strada Facendo 3, i cantieri dell’abitare sociale

Di Stefano Fantino il . Dai territori, Sardegna

“Sono contrario all’ingegneria
sociale, alle scelte fatte a tavolino; credo invece a scelte sociali
inserite  in un processo collettivo, dove le celebrazioni lascino
il posto ai servizi alle persone, dove tutti facciano la loro parte
saldando libertà e responsabilità”.

Con queste parole Don Luigi
Ciotti ha aperto  il 19 ottobre Strada Facendo, la tre giorni del
sociale, organizzata da Gruppo Abele, Cnca , Libera e Sardegna Solidale
a Cagliari, ormai arrivata alla sua terza edizione.

Tre giorni in cui quasi duemila
persone, divisi in otto cantieri di lavoro, hanno discusso, contribuito
ed elaborato concrete proposte sull’abitare sociale.

Davanti alle centinaia di operatori
sociali presenti in sala, Don Ciotti ha raccolto il testimone dei politici
locali (Floris, Milia) per lanciare subito i temi forti dell’iniziativa:
occasione di confronto e studio ma importante pungolo per una politica
che deve fare “di più”.

L’esigenza delle associazioni
del sociale è quella di dare coerenza e continuità, non dimenticando
“un’esigenza di sicurezza che è sacrosanta, ma che deve essere garantita
all’interno dello Stato di diritto”. 

L’obiettivo è ridisegnare
il sociale partendo dagli ultimi, senza cadere in quella deriva che
porta all’emarginazione del povero, del diverso, del diseredato. Perché
“il decoro dipende da ben altre cose” e sarebbe lecito auspicare
meno solidarietà e più diritti per tutti, ma diritti reali; Don Ciotti
cita Bobbio: “I diritti non esistono se non sono protetti” e non
mancano gli accenni a una politica che con difficoltà sta cercando
di realizzare un programma che pareva sensibile a queste tematiche,
pur senza dimenticare quanto il governo ha fatto.

Come cercare dunque di incidere
sulle scelte sociali? Con l’umiltà e il dovere della memoria, con la
ferma convinzione di “vivere con gli altri e non a scapito di altri”.

Ma soprattutto con la consapevolezza
che un piccolo sforzo, continuato, ispirato sempre a quel “di più”,
possa incidere sulla società in cui viviamo. “Occorre – infatti
– scongiurare il fatalismo che fa sembrare inutile l’impegno di tanti”,
dice Ciotti citando Don Tonino Bello; capaci non solo di denunciare
ma anche di proporre cose nuove, rifiutando il tecnicismo e “cercando
le persone”, come diceva Don Milani.

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