L’informazione ai tempi del web 2.0
Quando nel 2004 gli americani bombardano
Fallujah sono pochi, nel globo, a sapere di
“Willy Pete”, il micidiale additivo che gli Usa utilizzano per rendere
ancora più letali le deflagrazioni. Fosforo Bianco, per intenderci.
A raccontarlo ci prova brillantemente un giornalista italiano, Sigfrido
Ranucci, con un servizio per Rai News 24. In Italia il coraggio
della testata non è premiato e in pochi ne vengono a conoscenza. Negli
Usa e nel mondo rapidamente la notizia si diffonde, corredata dalle
immagini e dalle testimonianze presenti nel servizio.
La capillarità
della diffusione in Nordamerica è in gran parte ascrivibile a
Democracy Now!, un programma di informazione indipendente americano.
In realtà molto di più. La caratteristica fondamentale di DN!
è il metodo utilizzato per la trasmissione, un network che copre l’intero
territorio americano e si avvale di diversi media per diffondere i suoi
contenuti: radio, televisioni e ovviamente la rete Internet.
Alla
base di questa importante svolta nel mondo dell’informazione risiede
una concezione nuova del web (si parla di “web.2.0), basato su criteri
di usabilità decisamente innovativi rispetto al passato, dove la multimedialità
e l’accessibilità da parte degli utenti rappresentano il punto focale
per una fruizione più partecipata dell’informazione. Anni fa
l’approccio alla rete era dispendioso e tecnico: la costruzione di
un sito prevedeva la conoscenza dei codici informatici, ora è possibili
in cinque minuti pubblicare un blog. In pochi istanti si possono creare
album di foto scattati con la proprio digitale o condividere su YouTube
video ripresi con il proprio cellulare. Le connessioni sono migliori
e più veloci. Gli enormi costi di accesso sono stati quasi annullati.
Il
giornalista Cristiano Lucchi, intervenendo a Strada Facendo, parla di
una occasione da cogliere per migliorare la comunicazione nel sociale:
“Con le nuove tecnologie siamo tutti potenziali giornalisti e la nostra
conoscenza dei territori può permettere l’entrata in un circuito
nazionale di notizie locali, ossia il passaggio da comunità fisica
a comunità tematica”. La consonanza tematica dunque come denominatore
che permetta a persone distanti fisicamente di condividere conoscenze
e notizie su temi e argomenti di comune interesse, magari tagliati fuori
dal grande circuito mainstream dove a circolare sono sempre “informazioni
utili a un certo sistema”, come sottolinea Lucchi.
La
condivisione di contenuti tramite portali multimediali permette di creare
aggregazione di contenuti consentendo a queste realtà di fungere da
veicoli di informazione, importanti fonti web su tematiche comuni.
Notevole impatto è riservato alla tecnologia dei Feed Rss
che avvertendo gli ultimi ogni qualvolta i portali pubblicano notizie
nuove su un determinato argomento garantiscono un aggiornamento in tempo
reale. Inoltre la grande quantità di informazione veicolata da questi
centri di aggregazione consente una fruizione meno lineare rispetto
al passato, riuscendo a fornire aggiornamenti provenienti da diverse
fonti senza obbligare a una lineare e dispendiosa ricerca sequenziale.
Nel
fare rete l’informazione sul sociale deve anche scrollarsi di dosso
dei metodi di analisi obsoleti. È vero infatti che nel grande circuito
mediatico “Il sociale è molto rappresentato, ma mancano i paradigmi
nuovi per una efficace rappresentazione” come sostiene Mariano Bottaccio,
coordinatore del cantiere di lavoro di Strada Facendo. Perché l’informazione
sui temi sociali non riesce ad affrancarsi da interpretazioni stereotipate
e retrive, puntando sempre l’accento sull’allarmismo e lo stato
di emergenza, incapaci di affrontare realmente il problema. Utilizzare
internet permette un pluralismo di voci attualmente non presente, la
partecipazione attiva di associazioni e privati cittadini al dibattito
sul tema del sociale. Le tecnologie web e il networking
non sono allora solo dei mezzi tecnici per rilanciare tale discorso,
ma sono paradigmi e frame nuovi per una più consapevole analisi.
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