Da “Guru” ad ambasciatore, la lunga carriera di Cardella
Giornalista, guru, animatore degli arancioni
e poi fondatore della comunità di recupero di tossicodipendenti Saman,
infine condannato per truffe e peculati e inseguito, per un periodo,
dal sospetto di essere stato mandante del delitto di Mauro Rostagno.
La storia di Francesco “Cicci” Cardella, 67 anni, trapanese,
padre direttore delle Poste, madre apprezzata pianista, è riempita
dunque di vicende più o meno positive, che comunque ne hanno fatto
un personaggio. Ora che è libero da ogni guaio gudiziario,, adesso
che è riuscito ad allontanare i sospetti che ne avevano fatto una sorta
di sopraffino faccendiere, Cardella ha ritrovato la sua dimensione di
grande relazionatore, si è messo a fare il diplomatico. La nomina l’ha
firnata il presidente del Nicaragua Daniel Ortega, per suo conto farà
su e giù per mezza Europa, frequentando paesi nei quali è di casa,
Arabia e costa nord africana. La dimistichezza con la quale ha sempre
frequentato questi luoghi aveva ad un certo punto reso verosimile una
sua «influenza» su traffici «sporchi» – armi e scorie – quegli stessi
che continuano a fare capolino anche nelle indagini sul delitto Rostagno,
e non solo in questa vicenda ancora irrisolta. Resta un fatto assodato
quello che un suo stretto collaboratore, tale Giuseppe Cammisa, detto
“Jupiter”, oggi cittadino ungherese, originario di Campobello
di Mazara, imparentato con boss mafiosi, fu uno degli ultimi ad incontrare
in Somalia Ilaria Alpi, la giornalista rai uccisa nel 1994 a Mogadiscio
con l’operatore tv Miran Hrovatin, proprio mentre si occupava di traffici
di armi e di scorie radioattive. Cammisa era in Somalia per ordine di
Cardella che aveva mandato lì una dismessa “corvetta” della
marina Militare svedese, trasformata in comunità galleggiante, dove
però a bordo non c’erano ex tossicodipendenti, ma una sola cassetta
di medicinali mandata lì come aiuto umanitario. Uno scatolo che avrebbe
potuto viaggiare per aereo, invece che su di una unità navale così
grande.
Che era oramai avviato verso la carriera diplomatica, con la feluca
del Nicaragua, lui stesso lo aveva anticipato ad amici e conoscenti
appena la scorsa estate a San Vito quando si ripresentò con la sua
classica immagine, capelli e barba lunghi, come quando faceva il «guru»
in comunità, e non più con i capelli e la barba rasa che aveva invece
in occasione del suo primo ritorno in Italia dopo la chiusura delle
vicende giudiziarie (in attesa però di un secondo processo per peculato,
i soldi della Saman finiti usati per suoi investimenti e però risoltosi
in appello con indulto e prescrizioni). Adesso la notizia della nomina
ha trovato conferma. Un’agenzia di stampa l’ha rilanciata da Tunisi.
La Tunisia è sempre stata la sua seconda patria, dovev aveva seguito
l’«esule» Bettino Craxi, il Nicaragua lo divenne quando fu il suo
rifugio mentre in Italia era sospettato di essere stato mandante del
delitto Rostagno, inchiesta dalla quale è uscito con l’archiviazione.
Sebbene non vi fosse contro di lui alcun ordine di cattura, dal 96 sino
al 2003 aveva preferito tenersi a debita distanza dal suo paese natio.
Cardella rappresenterà il Nicaragua presso i paesi arabi e del Maghreb,
non chè si occuperà di relazioni economiche con l’Italia. Suo interlocutore
sarà un suo amico di sempre, Bobo, il figlio dell’ex premier Bettino
Craxi, che oggi è sottosegretario agli Esteri. Come dire, in tutto
questo, da Rostagno a Craxi, certe strade finiscono sempre con l’incrociarsi.
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