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Scomparsa del giornalista De Mauro

Da Repubblica Online il . Rassegne

Un mistero senza fine. Trentasette anni dopo la scomparsa del giornalista de L’Ora Mauro De Mauro, il giudice di Palermo riapre l’inchiesta. Tra poche settimane, il Dna ricavato dalle ossa riesumate nel “cimitero della ‘ndrangheta” a Conflenti, potrebbe chiarire se quei resti sono del reporter palermitano. In quel camposanto calabrese, un pentito aveva svelato che sotto la croce che segnava la tomba di un malavitoso, in realtà era stato sotterrato il giornalista. Ma le ruspe hanno disseppellito non uno, ma  tre corpi accanto ad un lungo coltello a serramanico, interrato accanto ai cadaveri secondo il rituale della vecchia malavita calabrese.

Il gup Silvana Saguto ha accolto la richiesta della Procura di Palermo. Per la scomparsa del giornalista a Palermo è già in corso un processo in Corte d’Assise contro Totò Riina, ritenuto il mandante dell’omicidio, ma la segnalazione proveniente dalla Calabria, ha reso necessaria l’apertura di un nuovo fascicolo a Palermo.

Mauro De Mauro era sparito la sera del 16 settembre del 1970 Mauro De Mauro. Era uscito dalla sua redazione verso le nove, aveva comprato nel solito bar tre etti di caffè macinato, due pacchetti di “Esportazioni” senza filtro e una bottiglia di bourbon. Poi nessuno l’ha visto più.

Quasi quarant’anni dopo quel tragico settembre, le ruspe cercano una soluzione al giallo nel camposanto di Conflenti. I poliziotti hanno trovato cinque scheletri. Lì sotto, per i registri cimiteriali, avrebbe dovuto essercene solo uno, quello di Salvatore Belvedere, contrabbandiere di sigarette, scomparso nel 1971. Invece, un collaboratore della giustizia, Massimo De Stefano, ricevette nel lontano 1984 la confidenza di un boss di Lamezia Terme, Antonio de Sensi, che gli svelò la vera tomba del giornalista. Rivelazione che coincide con quella di un poliziotto in pensione, Salvatore Mirante, che agli inizi degli anni ’90 aveva raccolto una simile informazione da un suo confidente.

Dopo tanto, i giudici si sono convinti della presunta attendibilità delle confidenze dei pentiti e hanno aperto una nuova indagine. I risultati degli accertamenti sul Dna ricavati dai cadaveri sepolti nel cimitero di Conflenti dovrebbero essere depositati a breve, al più tardi tra qualche settimana, e potrebbero risolvere, dopo trentasette anni, il giallo del luogo dove è stato sepolto il giornalista che scriveva di mafia.

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