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Beni confiscati, la sfida dei prodotti mafie-free

Di redazione il . Altre regioni, Dai territori, Istituzioni

L’antimafia sociale come risorsa produttiva per il Paese, con il riuso dei beni confiscati a garantire un ritorno sociale, ma anche economico alla lotta alla criminalità organizzata. Un elemento al centro del convegno “Ricomincio dai beni” alla Provincia di Roma. La sede non casuale: da un anno Libera porta avanti un progetto sui beni confiscati in provincia grazie alla convenzione stipulata con l’amministrazione di Palazzo Valentini.

Unico il filo conduttore del convegno: i beni confiscati e il loro riutilizzo come arma dare credibilità alle battaglie antimafia, ma soprattutto come leva per risanare l’economia drogata dagli investimenti mafiosi. Lo hanno sottolineato con forza il prefetto Carlo Mosca, i rappresentanti della prefettura e del ministero dell’Interno, lo ha ribadito Enzo Ciconte (presidente Osservatorio sicurezza Regione Lazio), lo ha spiegato il pm della Dda di Roma Lucia Lotti, le mafie sono da sempre presenti nel Lazio, oggi ancor di più con i massicci investimenti nell’economia legale.

Dopo i saluti del presidente del consiglio provinciale romano, Adriano Labbucci, il moderatore Toni Mira (caporedattore Avvenire) ha dato la parola a quello che con benevola ironia ha definito il “commesso viaggiatore dei beni confiscati”. Davide Pati, dell’ufficio di presidenza di Libera, è l’uomo che sta gestendo il settore principale dell’associazione di don Luigi Ciotti. Pati ha voluto ripercorrere il lavoro svolto nel Lazio. Da Ardea a Pomezia, Da Fiano Romano a Mentana e Monterotondo, Da Cerveteri e Ladispoli ad Albano Laziale, un viaggio tra le associazioni, le scuole, le istituzioni, per creare una rete del’economia mafie-free.

Perchè affidare i beni del malaffare alle associazioni è anche un’operazione economica e produttiva. L’ha voluto ribadire Pati: le cooperative di Libera Terra restituiscono alla società i terreni dei boss, ma producono ricchezza e danno lavoro. “Quel lavoro, diritto elementare, che va riconosciuto ai cittadini per sottrarli dall’egemonia mafiosa”. Con un elemento importantissimo: i prodotti dai terreni confiscati sono anche di alta qualità, come ha ribadito Mira. “Il vino bianco Placido della coop Placido Rizzotto – ha rivelato il giornalista – è entrato nella lista del Gambero Rosso, mentre l’olio della coop Valle del Marro è il migliore della Calabria e tra i migliori d’Italia secondo gli esperti”. Passione e impegno, un valore aggiunto che dà all’antimafia forte competitività in campo economico e produttivo. Come dire, la lotta alle mafie paga.

Anche le cifre danno ragione a Libera e a chi ha creduto ala sfida dei riutilizzo dei beni confiscati, a partire dalla Provincia e dal Comune di Roma. Nella capitale, dei 188 immobili confiscati 148 sono stati già ridestinati e utilizzati per l’emergenza abitativa e per attività di carattere sociale, culturale e associativo. Tra i progetti realizzati, il centro di educazione musicale, la Casa del jazz e quello di riqualificazione del Pigneto e del Cinema Aquila. L’assessore comunale alla Sicurezza Jean Leonard Touadì ha voluto sottolineare l’importanza della legge109, delle intese e dei progetti sociali che ne sono diretta conseguenza.

Più complessa la situazione nel Lazio, come ha voluto precisare Giuseppe Iovane, responsabile beni confiscati dell’Agenzia del demanio del Lazio. Sono circa 340 beni confiscati, di cui 110 non ancora assegnati. Ma Iovane ha voluto prendere un impegno: “Sessanta immobili saranno assegnati entro un mese”. Mentre “per altri 20 ci sono grossi ostacoli che dipendono da fattori esterni”.

Un nodo sul quale si è soffermato il commissario straordinario del governo per i beni confiscati, Antonio Maruccia. “Serve un salto di qualità nella gestione dei beni confiscati – ha detto Maruccia – occorre un indirizzo unico e attenzione costante, dalla confisca del bene all’assegnazione e all’effettivo utilizzo”. In altre parole, serve centralizzare la gestione dei beni confiscati per evitare che le criticità vengano trasferite agli enti locali (“oggi è così perché il Demanio segue la pratica fino all’assegnazione, perché questo è il ruolo che gli è affidato dallo Stato”), che spesso si trovano da soli a fronteggiare problemi e disfunzioni. “Un approccio unitario – ha chiuso Maruccia – che una agenzia centrale dei beni confiscati può e deve assicurare”.

 

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