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“L’antimafia che fa rete vince”

Redazione il . Calabria, Dai territori

Un altro tassello nel mosaico, un passo in avanti per la rete dell’informazione libera. Ancora Calabria, con il secondo seminario territoriale di Libera Informazione, che ha fatto tappa a Lamezia il 30 novembre. Una città simbolo, per lanciare il progetto di un network dal basso. Un incontro partecipato, in tanti pronti al confronto per rifondare l’informazione contro le mafie e per la legalità.

Mafie e legalità, due concetti che a Lamezia sembrano sfumati a cominciare dall’urbanistica. A volte strade e palazzoni dicono tutto di una città. Lamezia ha tre teste, come quelle del potere. È un comune-virtuale. Ci sono Sambiase, Nicastro e Sant’Eufemia, tre paesi uniti sulla carta, che non comunicano tra loro. Pochi e incerti i cartelli stradali, saliscendi e rotonde come in un labirinto. Muri senza identità, se non quella delle scritte fasciste e naziste che hanno invaso il centro. Poi all’improvviso il bello, così, a sorprendere. La casa del comune, il duomo, i negozi. Altre tre teste, quelle della ribellione alle cosche.

Lamezia è la città delle decisioni e degli affari. C’è l’aeroporto dove atterrano gli italiani diretti nella Calabria che conta. C’è l’hotel dove si incontrano le tre teste del potere: i politici, i faccendieri, i mafiosi. Lamezia è terra di ‘ndrangheta e di riscatto. Dal consiglio comunale sciolto due volte per mafia, all’amministrazione della rinascita con il sindaco Giannetto Speranza. Dalle bombe del racket contro la ditta Godino, alla ricostruzione dell’azienda col sostegno delle istituzioni. Ha tre teste anche l’antimafia: l’amministrazione liberata, l’economia “no pizzo” e poi la chiesa sociale, il volontariato e l’associazionismo.

Perché Lamezia è anche la città della comunità Progetto Sud, che si muove per la dignità di chi vive in disabilità. E’ il paese di don Giacomo Pannizza, un prete “per”. E’ la terra di Emma Leone, una grande donna pronta a spendersi oltre le sue possibilità per fare di Libera una associazione radicata e credibile. Nel suo quartier generale, al casolare della comunità, lavora duro inchiodata dal destino alla sua sedia. Organizza, incoraggia, cura iniziative, fa proseliti, dà forza e speranza al movimento contro le mafie.

Un esempio che ha già dato frutti importanti. È densa la passione che si respira nella sala Sintonia di via Riello, una delle sedi della Progetto Sud. Al seminario di Libera Informazione hanno risposto senza indugi cronisti e volontari del sociale, che Emma ha voluto contattare per dare una mano anche all’Osservatorio. Una testa in più contro le mafie. Una sala che è già una vittoria: stare insieme, fare rete, immaginare per poi realizzare un futuro senza le cosche.

È toccato ancora una volta a Roberto Morrione, direttore dell’osservatorio e presidente della Fondazione, riassumere obiettivi e modalità del progetto Libera Informazione. Ma solo dopo l’introduzione puntuale e ragionata di Beppe Rozzoni, altra colonna di Progetto Sud e di Libera Lamezia. Da De Magistris a Bregantini, da Duisburg al dramma economico del Meridione (su 69 investimenti stranieri in Italia, solo uno è al Sud), Morrione ha fatto il quadro dell’esistente, indicando i tre principali fattori dello strapotere mafioso: corruzione, voto di scambio e assenza della politica. Tre elementi sui quali sfidare l’informazione, quell’informazione che non informa e soprattutto non interpreta, vittima del sistema della pubblicità, che rende le testate ostaggio del potere economico e politico.

“L’informazione del nostro tempo – ha detto l’ex direttore di Rai News 24 – è fluida e veloce. Dà a getto continuo notizie. Ma è come se noi avessimo decine e decine di tessere di un grande mosaico, senza mai riuscire a guardare quel mosaico nel suo insieme”. Che fare? Sono ancora tre gli elementi che Morrione indica: Libera Informazione vuole fare rete, dare sponda e occasioni a chi opera nel locale, vuole dare visibilità al tema mafie, sfondando il muro dell’indifferenza dei media nazionali.

È toccato a Chiara Spagnolo, cronista di punta del Quotidiano della Calabria nel Catanzarese, lanciarsi sul caso De Magistris. Perquisita a casa e in redazione per un articolo sul coinvolgimento di Romano Prodi nell’inchiesta Why not, la Spagnolo ha sottolineato il valore di una informazione libera, senza risparmiare attacchi alla categoria dei giornalisti, spesso asserviti al potere che vuole mettere il silenziatore alle inchieste. Un potere fatto di politici e imprenditori, mafiosi e massoni, ma anche magistrati. Una denuncia forte. E poi un avvertimento: la cronaca nera, in quantità massicce, fa da anestetico e placa la richiesta di informazione.

Si definisce ormai calabrese d’adozione. Toni Mira, caporedattore dell’Avvenire, ha voluto parlare dell’altra Calabria, del positivo che dà conto degli sforzi dal basso per combattere le cosche. Dalle case confiscate ai Piromalli a Gioia Tauro e utilizzate a fini sociali, alle coop nella Valle del Marro, dove l’olio che si produce è ‘ndrangheta-free, ma è anche buono: un olio d’eccelenza, premiato a livello nazionale. Il segno che si può fare azienda senza scendere a compromessi. E poi ancora le storie delle ragazze della pallamano di Badolato, finite dal cortile delle medie alla serie A. Ma anche i rifugi sui monti dell’appennino calabro (una rarità altrove), le comunità di Lamezia, i ragazzi un po’ ovunque attivi e capaci. L’antimafia sociale, un modello che esclude per definizione i professionisti della memoria, adulti e giovani.

La parola è poi andata all’uditorio, il discorso si è spostato sulle esperienze dal basso, del Lametino, ma anche del Vibonese. Con il mitico don Tonino Vattiata a parlare della sua terra piena di contraddizioni e della sua voglia di raccontare e denunciare, con un foglio-giornale dal titolo folgorante: il Kattolico. Vissuti, riflessioni, proposte con un solo filo conduttore: fare rete.

Infine un appello, quello dell’associazione daSud per il murales di Gioiosa Ionica. Tiziana Barillà ha parlato della campagna lanciata dalla sua associazione, insieme al Comitato pro murales teatro Gioiosa, per il restauro del dipinto che ricorda Rocco Gatto e gli altri calabresi anti-cosche. Un murales che, a trent’anni dalla sua realizzazione, rischia di scomparire. La Barillà ha lanciato l’appello per salvare quella preziosa memoria, chiamando tutti all’impegno. Ha poi sottolineato la funzione aggregatrice della campagna: un’iniziativa che ha già raccolto il plauso di Libera, del presidente dell’antimafia Forgione, del presidente della Camera Fausto Bertinotti, ma anche di artisti di fama, come Daniele Silvestri. E soprattutto di tanta gente comune.

Foto del seminario

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