Vecchie indagini e nuove archiviazioni
di Norma Ferrara
Negli ultimi anni da Radio Tele Cine, una emittente privata del trapanese, denunciava “senza peli sulla lingua”, mafiosi e corrotti del luogo, con singolare ironia e irriverenza. Insieme ad una redazione giovane e coraggiosa, composta da giornalisti e cameraman come Gianni di Malta, Giacomo Pilati, Ninni Ravazza e molti dei ragazzi di Saman era nata un’esperienza professionale e umana intensa, interrotta da sette colpi d’arma da fuoco, nella notte del 26 settembre ’88 in contrada Lenzi a Trapani.
Da allora il delitto Rostagno divenne un intricatissimo caso giudiziario dalle molteplici piste d’indagine: da quella mafiosa a quella dello spaccio dentro Saman, dal traffico d’armi al “delitto tra amici”. E ancora oggi, diciannove anni dopo, è un delitto impunito.
A parlarci di questi ultimi anni d’ indagini, la sorella di Mauro, Carla Rostagno.
Quali sono stati gli sviluppi dell’inchiesta negli ultimi anni?
C’è sempre questa richiesta d’archiviazione in corso. Leggendo gli atti da parte mia c’è grossa amarezza e stanchezza. Nei primi 6 – 7 anni si è perso molto tempo. Dal 1996 con il magistrato Gianfranco Garofalo invece le indagini avevano preso una piega più incisiva. Poi il passaggio alla Dia a Palermo nel ’99 a seguito delle dichiarazioni di alcuni pentiti. Negli ultimi anni invece le carte, prima in mano a Marcello Viola, sono passate poi al Gup Maria Pino. Da allora le indagini per quanto ne so sono ferme.
Su quali piste d’indagine si sta lavorando?
Ci sarebbero dichiarazioni di pentiti a sostegno della pista mafiosa – Brusca, Milazzo, Sinacori – che attribuiscono a Cosa nostra la matrice del delitto e ancora le video cassette scomparse la notte dell’omicidio dalla borsa di Mauro e da Rtc…
C’è questa accusa contro Vincenzo Virga, mafioso della provincia di Trapani. C’è poi questa causa contro Giuseppe Bulgarella, l’editore di Rtc, per falsa testimonianza. Le rivelazioni del pentito Angelo Siino – che parla di un incontro con l’editore in cui l’avrebbe messo in guardia sul grosso pericolo che Mauro stava correndo (circostanza sempre smentita da Bulgarella, ndr). Per il resto la mia sensazione è che non ci sia alcuna pista d’indagine reale.
Come mai in tutti questi anni, ci sono stati pentiti reticenti, testimoni fermati ad un passo dalle deposizioni? A chi fa paura questa verità?
Quando c’è una volontà di indagare la gente collabora. Ricordo i primi anni in cui spontaneamente molti andarono a deporre al Palazzo di Giustizia a Palermo perché aveva visto un’ intenzione seria di indagare. Quando ci sono indagini ferme o che vanno a singhiozzo anche chi sarebbe intenzionato a dare il suo aiuto non si sente protetto, sicuro, motivato. In questi ultimi anni questo ha fatto la differenza. Che dire… scoraggiano anche me e sembrava impossibile. Sono scesa più volte a Palermo ma ogni qual volta porto elementi d’indagine o suggerisco ipotesi nessuno mi ascolta.
La pista che lega il Caso Rostagno e quello di Ilaria Alpi parla di un traffico d’armi nei pressi dell’aeroporto in disuso di Kinisia che suo fratello avrebbe filmato. Nel gennaio dello scorso anno dalle pagine di Repubblica lei ha ribadito la scomparsa di queste 2 videocassette ma anche denunciato quella di nastri, interviste, atti, intercettazioni smagnetizzate, di cui sono si sono perse anche le trascrizioni, cosa si è mosso dopo quell ’articolo?
In pratica nulla. E’ tutto fermo. In più devo registrare in questo ultimo periodo anche poca informazione ai familiari da parte della Procura di Palermo. Solo silenzio.
In quella stessa occasione dall’ex sede di Rtc , erano stati da lei recuperati gli archivi degli editoriali e dei Tg di suo fratello, come procede il lavoro di ripristino di questo materiale?
Stiamo tentando di costruire un archivio fruibile e non è facile poiché i nastri originali presentano i segni del tempo e di successive registrazioni. Quando sarà finito spero possa diventare memoria e patrimonio per futuri giornalisti.
A proposito di memoria e giornalismo in questi giorni è stata presentata a Roma, Libera Informazione, Osservatorio per la legalità contro le mafie. Una rete web che darà spazio a giornalisti che oggi denunciano e fanno inchiesta, come Rostagno aveva provato a fare a Trapani… che ne pensa?
E’ un progetto interessante che spero cresca e si sviluppi dando speranza ai giornalisti che con la vostra rete e la vostra presenza possano sentirsi più motivati e protetti. Mi auguro anche che questo possa diventare il luogo dell’accesso alle fonti, a un certo tipo di informazioni che soprattutto noi familiari spesso non sappiamo dove andare a cercare. Che sia condivisione e collaborazione per tutti coloro che sono impegnati a vario titolo in questa battaglia”.
Amarezza e stanchezza nelle parole di Carla Rostagno. In questi giorni però qualche barlume di speranza sullo stato delle indagini arriva dalle parole del sostituto procuratore Antonio Ingroia che, archiviazione a parte, su Liberazione afferma di aver messo in piedi “una serie di riscontri di tipo finanziario riguardanti conti correnti esteri e italiani riconducibili alla Saman e al guru Cardella”. Francesco Cardella, ancora lui: l’incognita del caso Rostagno. Molti lo pensano all’estero, fra Nicaragua e Belize. Il cofondatore di Saman e amico del giornalista, in realtà, secondo alcuni, vivrebbe già da alcuni anni in una villa proprio vicino Trapani. Sebbene tutte le piste d’indagine seguite dall’88 ad oggi lo vedano a più livelli coinvolto, la sua posizione nei confronti del Caso è stata archiviata. Mentre Trapani si prepara a ricordarlo con la VI edizione di Ciao Mauro (29 settembre ore 20.00 via Menandro – Trapani) nel diciannovesimo anniversario della morte di Mauro Rostagno, di certe ci sono soltanto, sepolte sotto la polvere, una sequela di ipotesi traballanti che terminano tutte con la stessa parola: archiviazione.
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