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Una task force per riaprire le indagini

Di Norma Ferrara il . Dai territori, Sicilia

di Norma Ferrara

Lasciata Trapani, proseguendo in direzione Paceco e attraversando le saline, si arriva a Nubia. Una spiaggia timida e frastagliata, alcune case, una chiesa e una trazzera laterale da cui si scorge un’ antenna arrugginita. E’ grazie a quel traliccio che si diffondevano nella provincia trapanese gli editoriali di Mauro Rostagno; sociologo – giornalista ucciso a Trapani il 26 settembre dell’88.

Una morte che face comodo a molti, quella del giornalista vestito di bianco, fondatore insieme alla compagna Chicca Roveri e all’amico Francesco Cardella della comunità di recupero Saman e giornalista presso l’emittente, Radio Tele Cine.

Non sono bastati diciannove lunghissimi anni per trovare esecutori e mandanti di quest’omicidio fatto in fretta, le cui indagini hanno aperto tante piste ma nessun processo. Quest’anno all’ennesima richiesta di archiviazione del caso Rostagno, società civile, associazioni e operatori dell’informazione, si sono dati appuntamento il 5 ottobre scorso a Marsala, per fare il punto della situazione. L’incontro è stato organizzato dal coordinamento provinciale di Libera, dall’associazione Ciao Mauro dall’ antiracket di Marsala, con la partecipazione di Roberto Morrione, direttore di Libera Informazione (l’Osservatorio per la legalità contro le mafie), delle scuole della rete RE. MA. PE., dei giornalisti Rino Giacalone e Aldo Virzì e del regista Alberto Castiglione.

Questa giornata in memoria del giornalista è stata l’occasione per ricordare, ma anche per fare. Parte infatti da qui, su proposta dell’associazione Ciao Mauro (che raccoglie un’idea espressa dal capo della mobile di Trapani in un’ intervista a Telesud, nei giorni scorsi) una raccolta di firme per sollecitare la riapertura delle indagini sul delitto, attraverso l’individuazione di una task force investigativa. Qualcosa di simile al team di lavoro messo in piedi per le indagini sulle stragi di Capaci e D’Amelio e che incontra il pieno consenso del sostituto procuratore di Palermo, Antonio Ingroia, che dal ’99 coordina l’inchiesta. La richiesta sarà inviata al Presidente della Repubblica, alla Camera e al Senato, al presidente della Commissione parlamentare antimafia e ai parlamentari trapanesi.

Facce stupite e lunghi silenzi invece hanno accompagnato la proiezione del film – documentario “Una voce nel vento” di Alberto Castiglione che ha aperto questa giornata in memoria di Rostagno nelle scuole di Marsala e Petrosino. Incontro che segnala quanto ancora ci sia bisogno di lavorare, nelle scuole della provincia, per creare percorsi di conoscenza e memoria. Il dibattito si è poi trasferito e concluso alla sala conferenze dei vigili di Marsala dove si è parlato di libertà di stampa e di Trapani. Una città che ha sempre avuto con Mauro un rapporto policromo fatto di diffidenza e affetto, prudenza e stupore, incomprensioni e stima; e soprattutto speranza. Una città con un reddito pro capite fra i più bassi d’Italia ma un numero di banche elevatissimo. A confermare, se ce ne fosse ancora bisogno, che passa da qui il denaro delle mafie che viene “lavato” e poi reinserito nel mercato dell’economia legale. Tutto questo in una provincia che è il quadrilatero di poteri forti: mafia, massoneria, servizi segreti deviati, e alta finanza.

Un contesto difficile da raccontare come testimoniano i giornalisti Rino Giacalone de La Sicilia, Aldo Virzì, ex corrispondente da Trapani per L’Ora di Palermo e Chiara Putaggio, giovane cronista del Giornale di Sicilia.
C’è una stampa locale diventata terra di conquista di editori più impuri del solito e direttori “in odor di massoneria”. Testate in cui quando si iniziano a fare nomi e cognomi, arrivano querele e censure, intimidazioni per ricordare loro, a scanso d’equivoci, chi comanda a Trapani. Ci sono giornalisti in provincia, che siedono comodamente accanto “agli amici degli amici” (ambito, in particolare, il doppio ruolo: giornalista e portavoce dei politici o responsabile ufficio stampa nelle istituzioni). Ma ci sono anche colleghi coraggiosi che fanno con rigore il proprio mestiere scrivendo di storie che sono spesso ignorate dai media nazionali. Come quelle che raccontava Rostagno a Trapani: dalla cattiva amministrazione della città all’ inquietante presenza di Scorpio, base di Gladio a Trapani (il cui unico rapporto inviato a Roma è stato quello sulla Saman di Marsala).

Storie che parlano di traffici internazionali di armi filmati in videocassette scomparse e che oggi sono nelle mani di qualcuno di cui Rostagno si fidò, forse troppo. Se è vero, come emerso da documenti riservati del Sios (Servizio d’informazione carabinieri Alto – Tirreno – La Spezia) che in quegli stessi anni la Oto Melara, industria bellica spezzina, inviò materiale – tramite la Marina militare e chiedendo copertura ai Servizi Segreti – proprio “nelle adiacenze ospedaliere Lenzi – Napola” che altro non è che Saman. E poi “storiacce” come le definiva Rostagno, come quella del Circolo Scontrino di Trapani, loggia massonica affiliata, via Iside 2, alla più famosa P2 di Licio Gelli e a cui aderì, trasversalmente, quasi tutta la classe dirigente trapanese e mafiosi del calibro di Mariano Agate, che giornalmente Rostagno denunciò con tono martellante nei suoi editoriali.

Tante vicende intrecciate, nascoste, le une dentro le altre legano la storia di questo delitto a quella della provincia. Tanto che in uno scenario così, forse è un po’ troppo aspettare quasi vent’anni, prima di formare un team di lavoro specifico; ammettiamolo è un po’ tardi ma è sempre un segnale di cambiamento e non è l’unico da quando gli uomini della squadra mobile lavorano e smantellano, senza che questo faccia sempre notizia, gli angoli di questo quadrilatero di poteri, raccontato anche nei ‘’pizzini’’ di Provenzano.
Sistema che ancora oggi, copre la latitanza di Mattia Messina Denaro, toglie il fiato al futuro di tanti giovani, all’economia della città e al suo porto. Tutto questo mentre a Nubia i tramonti continuano a scivolare sulle saline senza scomparire all’orizzonte, forse solo per ricordare a tutti che qui, di normale, segreti di Stato a parte, non c’è proprio nulla. Nemmeno i tramonti.

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