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Francesco: “I Paesi collaborino nella lotta alle mafie e nel riutilizzo sociale dei beni confiscati”

Redazione il . Associazioni, Chiesa, Economia, Giustizia, Internazionale, Istituzioni, Mafie

«Il modello italiano è un buon esempio di come i proventi del crimine possano essere destinati alla riparazione del danno causato alle vittime e alla società; di come possano servire alla ricostruzione del bene comune e alla pacificazione». Lo scrive Papa Francesco nel messaggio inviato ai partecipanti al Convegno sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, promosso da Libera e dall’Accademia Pontificia delle Scienze Sociali, che si svolge oggi, giovedì 19 e domani venerdì 20 settembre presso la Casina Pio IV nei Giardini Vaticani. Un incontro promosso per elaborare una dimensione globale ed internazionale nella strategia di utilizzo sociale dei beni sottratti alla criminalità organizzata.

Si è aperta questa mattina, presso la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali del Vaticano, la Conferenza internazionale sull’uso sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, promossa da Libera e dall’Accademia Pontificia delle Scienze Sociali.

L’evento vede la partecipazione di delegazioni di associazioni provenienti dall’America Latina, rappresentanti di alte cariche di Interpol, CPI (Corte Penale Internazionale), UNODC, EPPO e OSCE, oltre a membri del mondo accademico, ecclesiastico e magistrati provenienti da Argentina, Brasile e Italia. L’obiettivo dell’incontro è quello di creare un momento di riflessione e condivisione delle esperienze, al fine di dare una dimensione globale alla strategia di utilizzo sociale dei beni sottratti alla criminalità organizzata.

Le parole di Luigi Ciotti

“La confisca dei beni ai mafiosi è uno schiaffo alla violenza criminale e alle ricchezze sporche di sangue, frutto di traffici che uccidono sia direttamente che indirettamente. L’uso sociale di questi beni rappresenta una bonifica reale e culturale, un risveglio delle coscienze e un rifiuto della rassegnazione e della paura. Un bene confiscato deve essere trasformato da proprietà esclusiva a strumento di inclusione, da simbolo di potere a opportunità di emancipazione, da proprietà privata dei mafiosi a bene condiviso attraverso il quale promuovere la libertà, la dignità e la vita di tutti”.

Ha aggiunto: “Condividere la sorti della comunità è importante perché esprime la forza di una Chiesa che non viene meno alla sua responsabilità sociale, ad un impegno che non si esaurisce nella sfera dottrinale e spirituale ma che deve essere in seno “lato” politico a tutela del bene comune. Con questo incontro ribadiamo il nostro impegno nell’estendere la possibilità della confisca su scala internazionale, ma anche di migliorare il livello di trasmissione fra confisca e riutilizzo sociale cioè la conversione effettiva da bene privato a bene pubblico gestito con criteri di equità e trasparenza”.

“Qui insieme – conclude Luigi Ciotti – ciascuno può offrire spunti per fare nuovi passi avanti. La speranza che incontri come questi permettano di incrociare conoscenze e stimoli e rendere sempre più evidente ai cittadini, alle istituzioni e ai numerosi gruppi di impegno che lo strumento della confisca e del riutilizzo sociale non è soltanto giusto sul piano etico, ma utile sul piano pratico poiché consente di recuperare risorse ingenti da destinare a quei settori che influenzano in modo immediato il benessere collettivo, dalla sanità all’istruzione al sostegno di deboli, dei poveri e degli anziani”.

Fonte: Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

***

Il messaggio di Papa Francesco

Rev. Presidente, Eminenza, Eccellenze,

Illustri signore e signori,

Cari amici.

Rivolgo a tutti voi un caloroso benvenuto, partecipanti al Convegno sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, organizzato dall’Accademia Pontificia delle Scienze Sociali, che state realizzando in questi giorni.

Il tema al centro del convegno è incentrato sul contrasto alle organizzazioni criminali attraverso il recupero del bene comune. A fronte della ferita che la criminalità organizzata transnazionale provoca alla società, non esiste altro rimedio che avere la volontà politica di affrontare un problema globale con una reazione globale, come sottolineava l’allora Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nella prefazione alla Convenzione di Palermo e ai suoi protocolli.

La criminalità organizzata, che sta emergendo come un gruppo strutturato che si costituisce nel tempo e agisce congiuntamente per commettere reati con l’obiettivo di ottenere un vantaggio materiale o economico, ha una vocazione transnazionale, adoperando tutti i principali traffici. La lotta contro di essa rappresenta una delle sfide più importanti per la comunità internazionale essendo, insieme al terrorismo, la più rilevante minaccia non militare alla sicurezza di ogni nazione e alla stabilità economica internazionale.

In uno scenario in cui la criminalità non conosce confini e sovranità nazionali, esiste attualmente un consenso internazionale che gli Stati, attraverso le loro istituzioni, non solo devono indagare e perseguire, ma devono anche collaborare per identificare i loro beni e recuperarli, in modo da impedire il proseguimento delle loro attività criminali.

Ma è necessario aver presente che il recupero dei beni non dovrebbe limitarsi ad un obiettivo di politica sicuritaria, ma ispirarsi alla riparazione e ricostruzione del bene comune, che la stessa Costituzione conciliare Gaudium et spes definisce come «l’insieme di quelle condizioni di vita sociale con le quali gli uomini, le famiglie e le associazioni possono raggiungere più pienamente e facilmente la loro perfezione» (n. 26).

La criminalità organizzata, nella sua brutalità, attenta al bene comune, attacca milioni di uomini e donne che hanno il diritto di vivere la propria vita e di crescere i propri figli con dignità e liberi dalla fame e dalla paura della violenza, dell’oppressione o dell’ingiustizia; attacca i gruppi socialmente emarginati che sono particolarmente esposti alle attività della criminalità organizzata.

Non è possibile né tollerabile dimenticare queste vittime perché solo pensando a loro possiamo comprendere i danni causati dalla criminalità organizzata, e solo comprendendo quei danni possiamo discernere come assistere, proteggere e riparare, aspetti essenziali per risolvere i conflitti e pacificare.

In questo senso, il modello italiano è un buon esempio di come i profitti criminali possano essere indirizzati verso la riparazione dei danni causati alle vittime e alla società; di come questi possano servire alla ricostruzione del bene comune e alla costruzione della pace.

Nella convinzione che sia fondamentale avere un approccio integrato alla lotta alla criminalità e rafforzare la cooperazione internazionale, vi invito a prestare attenzione agli interventi di questi giorni sull’urgenza di recuperare il bene di tutte le persone, uomini e donne, il bene comune, dove tutti contano e nessuno viene scartato, dove il progetto comune, al servizio della dignità umana, supera la somma individuale di ciascuno.

Infine, mentre vi assicuro un ricordo nella preghiera e i miei migliori auguri per il felice svolgimento del vostro Convegno, vi incoraggio a condividere le vostre esperienze e a riflettere, ma senza perdere di vista le vittime e la comunità, orientandovi all’azione, considerando il diritto e la giustizia come pratica la cui missione è costruire un mondo migliore.

E con questi sentimenti, riaffermo la mia preghiera per voi e per le vostre famiglie, vi benedico e vi chiedo, per favore, di pregare per me.

Dal Vaticano, 19 settembre 2024

Francesco

Fonte: Città del Vaticano



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