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Macron e il tradimento degli elettori francesi

Pierluigi Ermini il . Diritti, Internazionale, Istituzioni, Politica, Società

Si prospettano settimane di manifestazioni e scioperi in Francia che si trova a vivere uno dei momenti più difficili della sua storia recente.

Le scelte compiute da Macron, in quello che è un vero e proprio attacco alla democrazia rappresentativa, non sono problema politico che riguarda solo quel paese.

Riguarda tutti i paesi democratici che hanno scelto la strada della democrazia rappresentativa come modalità di formare un governo, al quale fino ad oggi, anche in un paese come la Francia che elegge direttamente il Presidente della Repubblica, tutti i predecessori di Macron si erano sempre attenuti.

Il disconoscimento del risultato elettorale, quindi delle scelte fatte dai cittadini francesi, da parte del Presidente della Repubblica, che ha deciso di nominare primo ministro un rappresentante del partito uscito sconfitto dal voto, e non di nominare la rappresentante del movimento che ha vinto le consultazioni, è di una gravità inaudita.

Tanto più in un contesto nel quale era stato lo stesso Macron a decidere le elezioni, il suo partito a chiedere di attuate forme di collaborazione con il fronte della sinistra, pur di impedire al secondo turno elettorale, la vittoria della destra di Le Pen e Bardella.

La vittoria del fronte unito della coalizione della sinistra, con la conquista di un numero maggiore di rappresentanti in Parlamento, avrebbe dovuto portare alla nomina come primo ministro della loro candidata che avrebbe poi dovuto consolidare una maggioranza all’interno della Camera dei Deputati. Era quella la chiara indicazione che era venuta dal voto di fine giugno.

Così non è avvenuto e quello che ha fatto Macron è una sconfessione del voto dei cittadini.

Una delle frasi più ricorrenti in questi giorni lungo le  piazze francesi è: “vendesi tessera elettorale: l’ho usata, ma non serve”. Un vero affronto alla costituzione e alla repubblica francese in quello che viene considerato un vero e proprio “affronto repubblicano”.

In un tempo in cui piace sempre più l’uomo forte al comando, il colpo provocato da Macron rende ancor più debole la forza del Parlamento e della democrazia rappresentativa.

Ci fa intuire anche come una riforma come quella del premierato proposta in Italia, se attuata, renderebbe sempre più debole l’attività legislativa del Parlamento anche nella nostra Italia.

L’altro aspetto che la scelta di Macron ci fa capire è che appare sempre più forte e radicale lo scontro tra il mondo neoliberista, voluto dalla destra e dal mondo imprenditoriale e finanziario, che difende il valore del capitalismo senza limiti e della proprietà privata, e chi invece a sinistra difende il valore del lavoro e propone una diversa distribuzione della ricchezza prodotta in un paese.

Da una parte meno stato e più individualità, con una libertà di arricchimento senza limiti, e aiuto prima di tutto verso il mondo dell’impresa, dall’altra più stato con più investimenti in istruzione, sanità, necessità di contribuire al bene comune in base al proprio reddito, difesa dei diritti del lavoro e del welfare sociale.

In questo oggi si contraddistingue la diversità tra destra e sinistra e si chiudono sempre più gli spazi di un centro moderato come anche il voto francese ha dimostrato e più recentemente anche il voto in alcune Land della Germania.

Macron, da sempre uomo di potere della borghesia e del mondo finanziario, ipoteticamente schierato al centro, con questa sua scelta si avvicina in modo definitivo al mondo della destra, dopo aver cercato un accordo con una parte della sinistra, pensando poi di essere in grado di dividerla.

Nonostante tutto è lui il grande sconfitto, e contro di lui si svilupperà nei prossimi mesi la vera lotta in Francia, grazie a una sinistra che ha ritrovato un modo proprio di essere sui grandi temi della politica di un paese.

Un forte insegnamento anche per noi italiani, per la sinistra italiana e anche per tutti coloro che si sono spostati con il proprio voto da sinistra a destra, senza rendersi conto che in ballo non c’è solo la storia di un movimento o di un partito, ma l’idea stessa che abbiamo della libertà, della convivenza sociale e civile e della democrazia.

Quanto sta avvenendo in Francia ci ricorda tutto questo e la posta in gioco è molto alta…

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