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Le risorse impiegate contro la criminalità organizzata sono insufficienti

Piero Innocenti il . Droga, Forze dell'Ordine, Internazionale, Istituzioni, Mafie, Politica

Il sistema di relazioni che nel tempo le varie mafie sono riuscite a creare in molti paesi conferma che la globalizzazione del crimine funziona egregiamente, ma non altrettanto bene si può dire per la globalizzazione delle risorse da utilizzare contro la criminalità organizzata.

Gli organismi internazionali e le varie agenzie dell’ONU, le polizie internazionali, le collaborazioni bilaterali e multilaterali tra i vari paesi del mondo sicuramente hanno riportato vittorie parziali nel campo. Esiste sempre un problema di uniformità e di conformità nelle leggi, nei sistemi operativi, nella disponibilità delle risorse che si vogliono impiegare. Occorre assumere ingegneri informatici e hacker (e pagarli bene) “per contrastare le cyber mafie che operano nel dark web – ha ricordato alcuni giorni fa, in un intervento alla sala stampa della Camera dei Deputati per la presentazione del rapporto “Cyber organized crime- Le mafie nel cyberspace”, il procuratore della Repubblica di Napoli Nicola Gratteri – parlando di broker della droga in grado di ordinare tonnellate di cocaina stando seduti nel salotto.

Se “l’uso della tecnologia assume un ruolo determinate per l’attività illecita delle organizzazioni criminali” (relazione primo semestre 2023 della DIA), ricercare tecnologie avanzate per le indagini che già hanno sviluppato altri paesi come Olanda, Francia e Germania è fondamentale per non restare esclusi dalle importanti investigazioni  in ambito UE. Scenari criminali che fino a qualche anno fa sembravano inimmaginabili.

Il traffico internazionale degli stupefacenti, dunque, ancora oggi rappresenta la fonte maggiore di proventi illegali. Tuttavia il fenomeno del riciclaggio legato alla criminalità finanziaria è cresciuto vertiginosamente e le tecnologie dei cyber-pagamenti non sono più da qualche anno, soltanto mere ipotesi.

Tutti sono ormai convinti che nel contrasto alla grande criminalità la strategia da seguire sia quella dell’attacco alle ricchezze di provenienza illecita (aspetto che, molti anni fa, andava ripetendo il giudice Falcone). Sul piano legislativo passi in avanti sono stati fatti nei singoli paesi nella lotta al lavaggio del denaro. Molto, tuttavia, rimane da fare sul piano dell’impegno concreto.

Il campo di azione criminale è aumentato grazie anche alle opportunità offerte dalla internazionalizzazione dei mercati finanziari, dai controlli meno rigidi ai confini, dagli straordinari progressi delle comunicazioni, dai nuovi scenari politici che si sono andati delineando dopo gli attacchi terroristici degli anni passati e delle guerre in atto (su tutte quelle in Ucraina e nella striscia di Gaza).

Si è parlato molto, in passato, di abolizione del segreto bancario e, ancor di più, di abolizione dei paradisi fiscali, ma siamo sempre nel regno delle ipotesi che non si realizzano.

D’altra parte, invece, la ricerca di sempre nuove forme di attività illecite, particolarmente lucrose, caratterizza le holding del crimine, la cui attività di ripulitura del denaro sporco ha raggiunto cifre con quattordici zeri.

Nonostante importanti successi delle forze di sicurezza nazionali e internazionali, le organizzazioni del narcotraffico appaiono sempre più come la leggendaria Idra dalle mille teste che ricrescono appena tagliate. L’Idra viveva nascosta nella palude di Lerna, così come le varie organizzazioni criminali ben nuotano nei meandri della corruzione (la vera patologia nazionale come ha ricordato Don Luigi Ciotti nel suo intervento di alcuni giorni fa a Bologna dal palco di Repubblica delle Idee).

Per aver ragione del mostro bisognerebbe prosciugare la palude  ma non si vede ancora chi possa compiere tale azione.

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