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La centralità della cultura nella battaglia per la legalità

Giuseppe Fiorenza * il . Campania, Diritti, Giovani, Mafie, Memoria, Società

La legalità non s’insegna e non s’impara, ma s’apprende attraverso gli esempi positivi.

Ha perfettamente ragione il Procuratore Nicola Gratteri quando lancia un allarme sui modelli diseducativi che vengono proposti ai giovani in tema di uso della violenza e della prevaricazione, anche attraverso filmati, Tik Tok e canzoni che diventano virali.

Naturalmente neanche io voglio fare nomi o demonizzare qualcuno. Ma la situazione è veramente gravissima, come afferma la presidente della commissione antimafia, Chiara Colosimo.

Tra l’altro si rischia di vanificare l’enorme sforzo compiuto da tante associazioni, istituzioni e singoli formatori nel processo di una permanente educazione alla legalità ed alla democrazia, non piattamente stucchevole, ma ricca di studio, fantasia e creatività nelle scuole e nelle Università, anche in situazioni socialmente difficili.

La sacrosanta reprimenda del Procuratore mi dà occasione di tornare su di un argomento che mi è caro e che è stato ragione d’impegno di una vita, con tanti amici, a partire dal lavoro dell’Associazione Giancarlo Siani, di Libera, della Fondazione Pol.i.s. e prima ancora del Centro di Documentazione e Ricerca, riconosciuto, a suo tempo, dalla Legge regionale 39/85, oggi impegnato a Ponticelli, al Centro Ciro Colonna, con l’acronimo AsCenDeR.

Il punto su cui ha particolarmente ragione Nicola Gratteri è nel fatto di insistere sull’importanza degli esempi positivi da diffondere in contrapposizione ai facili successi mediatici di chi propone modelli basati sulla violenza, inneggiando a comportamenti illegali con relativa offesa, tra l’altro, agli sforzi ed all’impegno delle Forze dell’ordine e della magistratura.

Ma c’è di più. Ho scritto “la legalità non s’insegna e non s’impara”, pur riconoscendo la validità del lavoro che in tal senso viene svolto da generosi ed appassionati insegnanti. Ma “si apprende ed introietta” attraverso gli esempi positivi.

E ce ne sono moltissimi, dalle iniziative di tanti sacerdoti, di associazioni umanitarie, dal riuso dei beni confiscati alle mafie per fini sociali, a percorsi pratici e concreti della solidarietà verso gli altri e specialmente a favore dei più deboli.

Ma c’è ancora altro. Bisogna pensare alle prime cure parentali, alle modalità relazionali intrafamiliari. E qui vengono in soccorso la riflessione, la pratica e le proposte di un pediatra come Paolo Siani.

Quante volte in ambienti più difficili i bambini sono testimoni di una violenza spicciola e immotivata.

Avete mai assistito alla folle scena di qualcuno che minaccia di prendere a calci nella pancia una compagna incinta per far sentire la propria violenta ragione? No? Allora avete un quadro della situazione limitato!

Ed ecco allora: bisogna ancora di più attrezzarsi, come già si fa, per cominciare dalle donne, giovani madri e dai bambini piccolissimi.

La solidarietà, il mutuo soccorso s’apprende da piccoli in un ambiente già predisposto o che va preparato ed allestito con cura e professionalità.

Compito dei pediatri, degli assistenti sociali, degli psicologi, della Chiesa, della scuola primaria e di quella a seguire. Ma oggi anche dei Tik Toker di una nuova civiltà…come auspichiamo.

Poi, più avanti nel tempo, c’è bisogno di potenziare e moltiplicare gli esempi positivi, valorizzando ovunque creative attività culturali, di musica, teatro, sport, animazione, attività ricche anche di gratificanti successi, da far conoscere, apprezzare, seguire in contrapposizione a chi mitizza le armi fatte per uccidere, di cui spesso poi rimane vittima, o inneggia ai narcos!

Pensate, solo per fare qualche esempio, agli “spacciatori di libri”, a Scampia con Rosario Esposito la Rossa e Lena Stornaiuolo; alla palestra di Gianni Maddaloni; ai Maestri di strada, con Cesare Moreno e le associazioni consorziate nella periferia est; al “Marano ragazzi spot festival”, di Rosario D’Uonno, con centinaia di ragazzi che creano filmati pubblicità progresso; al mirabile lavoro di “Asso.Gio.Ca”, con Gianfranco Wurzburger. A “Foqus”, con Rachele Furfaro. Alla “Fondazione Pol.i.s.”, con Don Tonino Palmese, Enrico Tedesco e splendidi collaboratori, che assiste, tutela, incoraggia, con ragioni di verità e giustizia, i familiari di oltre 300 vittime innocenti di criminalità organizzata e comune.

E l’elenco potrebbe continuare.

È una battaglia quasi impari, ma è una battaglia di civiltà, appunto, da fare tutti, in una grande alleanza, ma con la collaborazione innanzitutto della RAI, dell’informazione e delle fiction e di tutte le emittenti televisive, delle istituzioni a partire da Comuni, Regione, Ufficio Scolastico Regionale.

* Psicologo, referente emerito di Libera, pres. di AsCenDeR

Fonte: Il Mattino/Napoli

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