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Mafia&Lombardia. Guai a parlare dei parenti del boss: il sindaco ora querela per “onore”

Nando dalla Chiesa il . Cultura, Giovani, Informazione, Lombardia, Mafie

E così Sara si svegliò davvero a primavera (copyright Antonello Venditti). E diventò regina.

Di Sara Manisera vi ho parlato molti anni fa. E ci sono tornato di recente, quando è stata oggetto di una maldestra querela per diffamazione da parte del sindaco di Abbiategrasso, difensore dell’onore della sua città e delle relative istituzioni dall’accusa di permeabilità alla mafia, mentre venivano a galla relazioni amichevoli con il bar gestito da Paolo Errante Parrino, cugino di Matteo Messino Denaro.

Fu proprio mentre difendeva il suo diritto di libera critica che ritrovai Sara a un tavolo di relatrice. Accadde a Milano in un luogo vicino ma ben separato dalla movida cittadina. Lei che raccontava ai giovani di Libera il suo lavoro, come si diventa giornalista free lance, la fatica che si fa a sbarcare il lunario, i rischi che si corrono a viaggiare per il mondo senza protezioni. Benché il quadro che tratteggiava non fosse dei più luccicanti, ancora una volta non mi tradì: nessun vittimismo, nessun eroismo.

Nel 2012 si era laureata con me con una tesi speciale, l’eccidio dei braccianti neri a Rosarno. Il paese era rimasto sgomento. Com’era stato possibile in una Calabria di cui tutto si può dire di tutto fuorché che sia razzista (e che dieci anni dopo lo avrebbe dimostrato a Cutro)? Sara scavò e scovò scenari e relazioni, senza pregiudizi. Mettendo tutto sui suoi fogli in bell’italiano, cosa straordinariamente innovativa per i nostri tempi.

La muoveva un fuoco particolare, lo stesso che tanto tempo prima aveva portato la gente della sua terra a emigrare. Famiglia contadina campana, voleva conoscere il mondo. Per la laurea magistrale adottò così una formula che io nemmeno sapevo che esistesse. Un anno in una università straniera, un altro in un’altra università ancora. Così per lei fu Libano, così fu Spagna. Me la ritrovai d’improvviso inviata per Al Jazeera, nei posti più scorbutici in Medio Oriente. Il mondo cambiò velocemente, arrivarono nuove guerre e Sara ci si tuffò ancora, perché le leggi della statica non le ha in simpatia.

La scrutai quella sera, accanto a due coetanee un po’ più giovani che pendevano dalle sue labbra. Avrebbe potuto fare del vittimismo. Va di moda, sapete. La giornalista che rischia la vita nelle guerre per una manciata di dollari. L’indifferenza delle grandi testate. Costretta a viaggiare negli scenari più rischiosi senza scorta. Temetti molto che iniziasse a pigiare su quel tasto, per guadagnarsi un pizzico di ammirazione anche per sé nelle grandi narrazioni eroiche a cui siamo stati abituati (benché esse non ci parlino dei 150 reporter e fotografi uccisi a Gaza e dintorni).

Invece non sbagliò mai un accento. Misurata, orgogliosa certo. Di essersi fatta tutta da sé come giornalista e trovarsi ora nelle vesti della imputata di diffamazione. Ha visto il sindaco di Abbiategrasso passare i guai suoi ma non ha gioito, almeno in pubblico.

Ha gioito invece, e quanto!, quando il 6 giugno a Praga ha ricevuto l’European Press Prize, l’equivalente europeo del premio Pulitzer. Per una inchiesta sull’Eni in Iraq, (“Iraq Without Water: the Cost  of Oil to Italy”), altro che i clan calabresi o siciliani alle porte di Milano.

Ha tenuto un vibrante e commosso discorso di ringraziamento in inglese davanti alle giornaliste allineate davanti a lei e alle telecamere. Le ho rivisto allora i boccoli color rame in disordine esattamente come quando veniva a portarmi il più recente capitolo della tesi in qualche pomeriggio milanese.

Ma con una metamorfosi: da ragazza da fare a polpette con una bella causa civile (così imparerà a diffamarci) a star del più giovane e coraggioso giornalismo europeo. Sono bastati due, tre mesi, in fondo.

Ora è in una parte lontanissima del mondo per una nuova intrepida inchiesta su una multinazionale. Per usare l’immagine del momento, avevamo una grande giornalista e non l’avevamo vista arrivare.

Il Fatto Quotidiano, Storie Italiane, 17/06/2024

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Iraq Without Water: The Cost of Oil to Italy

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