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7 incerti Grandi tra miliardi in armamenti e dispetti

Ennio Remondino * il . Ambiente, Diritti, Economia, Istituzioni, Politica, Puglia, Società

Il presidente Usa atterra nella notte all’aeroporto di Brindisi e presto si comincia. Arrivano i capi di Stato ad esibire o a nascondere accordi falliti, cesellati in mesi di lavoro dalle diplomazie.

Una sorta di passarella, come i festival cinematografici. Passerella e inciampi, come da copione. E scopriamo che con tutte le minacce militari ed ambientali che sta affrontando il mondo a rischio, il litigio chiave dopo Gaza, Putin, Russia e Cina, sia diventato -su spinta italiana-, il diritto d’aborto.

I ‘Grandi’ rispetto ai problemi reali vissuti del mondo.

Prologo Ansa, che anche nel suo rigore, allarma

«Il G7 dei capi di Stato e di governo non è ancora cominciato ma ha già creato scompiglio tra le cancellerie. Non sui dossier principali, come l’Ucraina o Gaza, sui quali il consenso tra i Grandi sembra unanime, e nemmeno sull’uso degli ‘asset’ russi per finanziare la guerra di Kiev che vede approcci diversi tra Ue e Usa. Ma sul diritto all’aborto. Secondo fonti europee, nell’ultima bozza della dichiarazione finale del vertice di Borgo Egnazia è scomparso il punto nel quale i Sette sottolineavano l’importanza di garantire ‘un accesso effettivo e sicuro all’aborto’».

Giorgia biricchina o distratta?

Chi mal comincia…

Nessuno dei Sette avrebbe chiesto di ‘eliminare’ il punto sull’aborto dalla bozza, ma il protrarsi di trattative dimostra una differenza di sensibilità politiche sul tema. Con l’Italia di Giorgia Meloni che ha deciso di rafforzare l’apertura dei consultori alle associazioni Pro Vita, e la Francia di Emmanuel Macron che a marzo ha invece inserito il diritto all’aborto in Costituzione. Mentre Joe Biden ha fatto della libertà di scelta delle donne, minacciata da Donald Trump, uno dei terreni di battaglia della campagna presidenziale.

Mentre il Parlamento europeo uscente aveva approvato la richiesta di inserire l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue.

Aborto G7, ma tutti compatti alla guerra

Quasi unitario, almeno a parole, il sostegno politico e militare al presidente ucraino Zelensky, che interverrà nel primo giorno di lavori. Dalle indiscrezioni che emergono sulla bozza finale, diffuse da Bloomberg, c’è l’impegno ad «aumentare la produzione e la consegna di armi a Kiev», e un duro richiamo alla Cina affinché smetta di sostenere la guerra di Putin fornendo tecnologie e componenti di armi, utili alla fabbricazione di armamenti.

Armi buone e armi cattive, minacce strategiche buone e quelle cattive, come le navi di Mosca che si avvicinano a Cuba. I leader G7 metteranno in guardia la Russia da minacce nucleari ‘irresponsabili’ contro l’Occidente (perché esistono minacce nucleari ‘responsabili’?).

Alleanza anti Putin con l’Europa che cambia

L’alleanza anti-Putin si concretizzerà a Borgo Egnazia soprattutto con la firma dell’accordo di sicurezza tra Ucraina e Usa, nel bilaterale tra Zelensky e Biden a margine del vertice, mentre si continua a discutere (e presto a litigare’, in casa europea sui rapporti con Mosca e su come ‘utilizzare’ (prendere o rubare, i verbi possibili), i profitti dei soldi russi congelati in Europa. Un nodo su cui c’è il consenso politico dei Grandi ma che presenta problemi tecnico-legali che gli ‘sherpa’ non sono ancora riusciti a sciogliere.

Passerella politica non ancora iniziata, e ancora si litiga sulla bozza di dichiarazione finale circolata sui media. Ad esempio sull’appoggio dei Sette alla roadmap per Gaza delineata da Biden, per chi ci crede, ora col voto del Consiglio di sicurezza dell’Onu che sino a ieri proprio di Usa avevano a bloccato e snobbato.

Il G7 chiederà ad Hamas di accettare l’accordo di cessate il fuoco e a Israele di allentare l’escalation di una «offensiva militare su vasta scala a Rafah». Su ‘piccola scala’ sì? Mentre molti fanno finta di non vedere la guerra che sta per spostarsi sul Libano.

Papa Francesco al G7

Prima assoluta di un Pontefice al G7, ma papa Francesco ha abituato il mondo a stupire. Se la pece si deve fare col nemico, meglio discutere subito con certi ‘amici incerti’. E domani, prima ‘bilaterale Usa-Vaticano’. Il presidente degli Stati Uniti, il primo cattolico dopo Kennedy, vedrà il Papa.

Francesco è l’ospite d’onore della sessione dedicata all’Intelligenza artificiale. Voci, bozze, indiscrezioni continueranno a rincorrersi fino all’ultimo giorno, trovando poi conferma o smentita in un testo scritto nero su bianco che sabato mattina la padrona di casa leggerà a mondo come fosse ‘farina del suo sacco’.

Sette Grandi di futuro incerto

La rivoluzione elettorale europea che certo cambierà molto politiche continentali che mancando, già inficia parte dello stesso G7, riducendolo a ‘buoni propositi’ e un a po’ di reducismi anticipati.

Molti dei leader di oggi, hanno grossi problemi sul loro domani politico. Basta pensare a Biden che nell’ormai vicino novembre rischia di perdere la Casa Bianca e di lasciarci in eredità il terrore Trump. O alla Francia di Macron e alla Germania di Scholz in pieno marasma politico interno, con delle destre aggressive e poco presentabili che li discreditano. O il conservatorismo britannico del dopo Boris e Brexit a rischio di scomparsa. Ma anche i leader di Canada e Giappone non godono di grande salute politica.

Alla fina, resta la più stabile Maloni, nonostante i 700mila voti persi domenica, ma ben nascosti dietro le percentuali.

Presentazione più da ‘marketing’ che politica

Decisamente più critica la lettura possibile degli stessi fatti. «Tra mafia e aborto, si apre il G7 dei miliardi in armamenti», il titolo lapidario del Manifesto. Con incipit di ironica presa in giro all’organizzazione italiana che informa le centinaia di giornalisti accreditati sulle meraviglie che lo chef Bottura cucinerà per i grandi e sulle suggestive gite organizzate per le first lady.

Mentre si consuma lo scontro con minacce di denuncia tra il ministro della difesa Crosetto e l’emittente americana Cnn. «La violenza di tipo mafioso è in aumento nella stessa regione italiana dove i leader del G7 si incontreranno». Vecchio rapporto del Viminale sulla ‘Sacra corona unita’ che c’è, ma non è carino ricordarcelo in questa occasione.

L’inciampo sull’aborto

Molto più pesante l’altra polemica sulla tutela del diritto all’aborto di cui abbiamo già detto ma su cui la diplomazia ufficiale è bugiarda. La richiesta di Francia e Canada di ribadire il «pieno impegno dei grandi per un accesso effettivo e sicuro all’aborto». E i ‘rumors’ dicono che sarebbe stato il governo italiano a chiedere di eliminare questo riferimento.

Fonti del governo italiano girano attorno alla questione e sostengono che «nessuno Stato ha chiesto di eliminare il riferimento alle questioni relative all’aborto dalla bozza delle conclusioni», ma ammettono che «su questo punto il negoziato è ancora in corso». Quindi qualcuno sta litigando.

All’armi e alla fame

A margine di tanti Grandi a litigare assieme, salvo la ricorda ad armarsi, dettagli non compresi nel vertice. Solo 31,7 miliardi, secondo Oxfam per eliminare la fame nel mondo a fronte di 1.200 miliardi stanziati complessivamente dai paesi del G7, ogni anno, in spese militari.

Con questo parallelo Oxfam lancia la sua «provocazione» ai sette grandi alla vigilia del primo giorno del vertice.

* Remocontro. La virtù del dubbio

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https://www.liberainformazione.org/2024/06/12/g7-oxfam-tagliare-il-29-spesa-militare-per-azzerare-la-fame-nel-mondo-e-risolvere-la-crisi-del-debito-estero/

G7 di leader all’epilogo e un’Ucraina raccontata solo da Zelensky

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