L’offensiva DEA contro il cartello messicano di Jalisco Nueva Generation
L’imponente operazione antidroga “Project Python” condotta alcuni giorni fa in tutti gli Usa contro gli “insediamenti” nel Paese di cellule del cartello messicano Jalisco Nueva Generation (JNG), ha rappresentato, senza dubbio, un successo per l’agenzia antidroga americana (DEA) che già nel 2014 aveva inserito il cartello nella “lista nera” del narcotraffico internazionale.
Nel corso dell’indagine, durata circa sei mesi, sono state sequestrate alcune tonnellate di cocaina e arrestate complessivamente più di 500 persone. In manette è finita anche Jessica Oseguera, 33 anni, figlia di Nemesio Oseguerra Cervantes (El Mencho) capo del cartello, arrestata il 26 febbraio negli Usa ed accusata di riciclaggio di denaro (in un carcere americano, già da qualche mese, Ruben Oseguera “El Menchito”, figlio del capo).
Si tratta, naturalmente, solo di una battaglia vinta contro la poderosa organizzazione di narcos che si è radicata in ben 24 dei 32 Stati messicani e che contende la supremazia nella gestione del narcotraffico al cartello di Sinaloa, impegnato a risolvere le turbolenze interne, dopo la cattura del suo capo Joaquin Guzman Loera (El Chapo) e la sua condanna a diversi ergastoli che sta scontando in una prigione del Colorado.
Il cartello JNG era emerso nelle indagini collegate ad alcune stragi – una settantina di persone uccise in tre distinti episodi – avvenute nella zona portuale di Veracruz-Boca del Rio nell’autunno del 2011.
In realtà, a quei tempi, il cartello era di Jalisco, senza ulteriori specificazioni, ed era guidato dal colombiano Juan Diego Espinoza Ramirez (El Tigre) e dalla sua compagna, l’affascinate messicana Sandra Avila Beltran (La Reina del Pacifico), cugina di Miguel Angel Felix Gallardo, uno dei grandi capi del narcotraffico messicano.
Il cartello di Jalisco aveva cominciato a subire importanti perdite sin dal gennaio 2011 con l’arresto di Hector Alejandro Estrada Lopez (El Cora), rappresentante del cartello nel porto di Manzanillo, approdo importantissimo di navi (alcune provenienti dalla Cina), con carichi ingenti di sostanze chimiche utilizzate nei processi di produzione delle droghe sintetiche.
Il cartello JNG (noto anche come Matazetas, per la sua rivalità contro i temibili Los Zetas), si era evidenziato presto per gli innumerevoli episodi di violenza.
Basti ricordare quelli registrati nel marzo del 2012 a Zapopan dove, dopo la cattura di un narcotrafficante del cartello, in gran parte della città furono attivati blocchi stradali con l’utilizzo di decine di veicoli dati alle fiamme e la stessa situazione si ripropose, nell’agosto seguente, in una quindicina di municipi di Jalisco dopo che, in un conflitto a fuoco con agenti della polizia federale erano rimasti uccisi sei componenti del cartello.
Negli anni seguenti è un susseguirsi di fatti di violenza e di scontri con le forze di sicurezza.
Così, nel 2013, in agosto, a Los Altos de Jalisco si recuperano i frammenti umani di almeno quattro delle otto persone scomparse alcuni giorni prima e disciolte nell’acido da membri del cartello e in ottobre, al termine di una sparatoria con la polizia, il bilancio è di quattro agenti e quattro narcos uccisi. L’anno si chiude con 22 agenti della polizia municipale di Villa Hermosa arrestati per collusioni con il cartello, mente a Morelia vengono recuperati i cadaveri decapitati di cinque uomini con un messaggio firmato dal cartello JNG.
Dopo un periodo di relativa calma del 2014, riprendono attacchi e scontri l’anno dopo. A marzo, nei pressi del lago Chapala, un commando attacca un convoglio della Gendarmeria, uccidendo cinque agenti. Ad aprile ancora un gruppo armato del cartello, lungo la strada che collega Puerto Vallarta a Mascota attacca un drappello della Fiscalia statale (l’organismo corrispondente alle nostre Procure della Repubblica) con il bilancio finale di quindici poliziotti morti e cinque feriti.
L’operazione “Jalisco” del maggio 2015 con cui le autorità cercano di ristabilire l’ordine pubblico nella regione si conclude con l’abbattimento di un elicottero della Sedena (Segreteria della Difesa nazionale) colpito da lancia granate. Il bilancio è di sette militari che erano a bordo morti e altri dodici feriti.
Degli anni seguenti ricordo i cinque cadaveri smembrati di uomini trovati nel maggio 2016 sotto un ponte dell’autopista Veracruz-Messico, con il consueto messaggio con cui il cartello si attribuiva la paternità del massacro e l’anno dopo, sempre in maggio, dopo il rinvenimento nel municipio di Nacajuca del cadavere di un uomo con le braccia e le gambe amputate, con le indagini che porteranno all’incriminazione per quell’omicidio di alcuni giovani minorenni di una banda affiliata al cartello JNG, che confesseranno di essere stati arruolati nell’organizzazione dopo la costrizione a mangiare carne umana come forma di addestramento seguita nel cartello.
Nel 2017, in realtà, il cartello subisce qualche perdita importante tra cui le catture, in aprile, di Ivan Margarito Esquivel Garcia (El Terrible), considerato il capo operativo, di Juan Manuel Veloz Ortiz (El Conta), capo cellula a Boca del Rio, di Josè Antonio Graceda Cortes (El Pollo), di Joshua Loyio Pena (El Lobo) componente di spicco del cartello.
Non mancano omicidi importanti, come quello di Josè Alfredo Jmenez Alvarado (El Kukin), responsabile locale del cartello a La Huacana e Pablo Toscano (El 500), capo piazza del cartello nel porto di Lazaro Cardenas.
La violenza aumenta in modo drammatico nel marzo 2018 dopo la cattura, ad Aptzingan, di Jordin Axel V. (El Lordy) parente di El Mencho capo indiscusso del cartello. Nella città si scatena una vera guerriglia con blocchi stradali, auto incendiate e saccheggi in molti esercizi commerciali. A maggio finisce in manette Rosalina N. moglie di El Mencho. La cattura, ad opera di un reparto speciale della Marina, avviene in un lussuoso appartamento di un grattacielo situato a Zapopan.
Altri arresti avverranno nel corso del 2018 (tra questi ricordo l’arresto di Guadalupe Rodriguez Cruz (El 15) al quale viene attribuita anche la scomparsa di tre italiani avvenuta nel gennaio a Tecatlan) e 2019, ma il cartello resta ancora oggi ben saldo nelle mani di El Mencho per la cui cattura le autorità americane hanno messo una taglia di dieci milioni di dollari.
E, statene certi, non durerà ancora per molto la sua latitanza. Qualcuno lo tradirà sicuramente come è già capitato, a metà degli anni Novanta, con diversi capi dei cartelli storici colombiani arrestati o “eliminati” in conflitti a fuoco, dopo che gli americani avevano messo taglie milionarie per la loro cattura.
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