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A Milano “Vent’anni di Libera”

di Claudio Lenzi il . Lombardia

Non poteva, don Luigi Ciotti, che ripartire dal 19 luglio 1992 – data della strage di via d’Amelio in cui persero la vita Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina – per raccontare quand’è nato il pensiero di Libera. Non ha mai dimenticato, in tutti questi anni, le lacrime della madre di Antonio Montinaro, capo della scorta di Giovanni Falcone, quando ai funerali della strage di Capaci lo implorò di ricordare anche il nome di suo figlio, di tutte le vittime innocenti di mafia, non solo quello del magistrato. E nemmeno la scelta dell’amico Giancarlo Caselli, che subito dopo le stragi chiese e ottenne di trasferirsi in Sicilia, come nuovo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo.

C’è tutto questo, e molto altro, alla base della nascita di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, “c’era la necessità di fare di più, essere più presenti e vicini in certi territori, non lasciare mai più solo chi era in prima linea. Era necessario far prendere coscienza all’intero Paese, che non poteva più soltanto commuoversi, doveva muoversi” le parole del fondatore del gruppo Abele, intervenuto lunedì scorso all’università Statale di Milano per il seminario “Vent’anni di Libera: passato presente e orizzonti futuri”. Con lui, anche Franco La Torre dell’ufficio di presidenza di Libera e Valentina Fiore, amministratore delegato del Consorzio Libera Terra Mediteranneo.

All’anagrafe, Libera nasce il 25 marzo 1995, ma dopo le stragi del 1992 – ricorda don Ciotti – “era già tutto chiaro. Cosa potevamo fare concretamente? Scegliemmo come prima cosa di star vicini ai familiari delle vittime, persone che ancora oggi avrebbero l’autorità per scegliere una data della memoria, il 21 marzo, mentre certi politici si oppongono. Raccogliemmo, poi, la lezione di Nino Caponnetto, secondo cui la scuola spaventa la mafia più della giustizia, iniziando ad andare negli istituti, nelle università come avviene anche oggi”. A Milano, infatti, i 7 atenei della città collaborano con il coordinamento provinciale di Libera sulla base del protocollo firmato lo scorso 14 marzo. “Il terzo sogno era quello di Pio La Torre, la famosa legge Rognoni-La Torre sulla confisca e il riuso sociale dei beni sottratti ai mafiosi. Volevamo iniziare la raccolta firme a Corleone, la stessa Corleone dove si erano incontrati Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa, ma non fu possibile”, ha ricordato sottolineando la presenza in aula dei due figli, Franco e Nando, che oggi portano avanti le stesse battaglie. “Tornammo dopo pochi mesi e riuscimmo finalmente a far firmare la nostra proposta di legge, poi divenuta realtà, grazie all’aiuto di persone straordinarie come Saveria Antiochia”. Libera, dunque, in tutte le sue declinazioni come Libera Informazione, Libera Terra, Libero Cinema, Libera la Natura e tutto ciò che è nato in questi venti anni come “lucida follia”.

Quali, invece, gli orizzonti futuri? Senza anticipare troppo i temi che saranno affrontati a Contromafie  – gli Stati generali dell’antimafia – dal 23 al 26 ottobre, don Ciotti ha ricordato che “una lotta dura e infida percorre l’Italia. Una lotta che, come nessun’altra, deciderà della sua storia, delle sue forme economiche e civili, della sua democrazia. È quella tra lo stato di diritto e la criminalità mafiosa”. Questa la prefazione al “Manifesto dell’antimafia” di Nando dalla Chiesa, questa la sfida più grande che dovrà affrontare Libera, e non solo. “E’ in atto una guerra invisibile alla carta universale dei diritti umani e alla nostra Costituzione. Niente sarà più come prima, la povertà sempre più diffusa è un effetto della cattiva politica, ma la cattiva politica non è altro che complicità morale delle mafie. Una politica senza coraggio è gestione del consenso. L’Italia non può più permetterselo, c’è una Liberazione da completare. Va sconfitta la piattezza culturale, il cinismo. Dobbiamo unirci, rinforzare il ‘noi’. Non è, dopo 20 anni, una strada facile, ma è l’unica percorribile”.

 

 

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