Abruzzo: operazione dei carabinieri contro lo spaccio di una “nuova droga”
Emergono nuovi particolari sulla recente operazione antidroga “Scirne – New Drug” che ha portato all’arresto di un giovanissimo, accusato di essere il fornitore di una nuovissima droga il cui principio attivo, la Monoacetilmorfina, è entrata nelle tabelle ministeriali degli stupefacenti solo nel marzo scorso. Le indagini si erano concentrate soprattutto nel territorio di Scerni, in Abruzzo, dove i carabinieri avevano notato che, nostante i numerosi arresti che avevano colpito i maggiori referenti locali, il traffico di stupefacenti appariva ancora florido e attivo. Il 30 luglio scorso le indagini si concludevano con la perquisizione presso l’abitazione a San Salvo del ragazzo poi arrestato.
Alla luce soprattutto di quanto già accaduto nell’ultimo anno, questa nuova inchiesta delinea un quadro preoccupante della situazione nel vastese. Per la seconda volta in 24 mesi vengono condotte due inchieste dai risultati speculari: un giovanissimo viene arrestato per essere considerato il perno dello spaccio di uno stupefacente per la prima volta “scoperto” nel territorio. L’estate di due anni fa l’operazione “Il Pescatore” aveva portato all’arresto di un ragazzo di soli 24 anni, considerato il perno dello spaccio del cobret (un derivato dell’eroina), e di altri ragazzi tutti sono i 30 anni. Le organizzazioni criminali sono fortemente radicate e riescono a coinvolgere sempre nuove leve e ad incrementare i loro traffici con sostanze sempre più pericolose e prima non presenti. Tentano quindi di non farsi fermare dalle numerose inchieste di questi anni e dallo smantellamento di numerose reti criminali presenti nel Vastese.
Il traffico degli stupefacenti si è rivelato negli anni essere una delle “teste d’ariete” per penetrare nel territorio, consolidarsi e costruire un vero e proprio dominio. Lo testimonia, rimanendo alla cronaca degli ultimi anni, il ciclo di inchieste iniziato nel gennaio 2012 con l’operazione “Tramonto” e conclusosi 24 mesi dopo con l’operazione “Adriatico” che hanno portato a far emergere varie organizzazioni tutte facenti capo secondo gli inquirenti ad un esule di camorra residente a Gissi, Lorenzo Cozzolino, che dopo l’arresto del 2012 ha iniziato a collaborare con gli inquirenti (decisive pare siano state le sue rivelazioni per il concludersi della seconda operazione) e con alcuni protagonisti riconducibili ai clan Vollaro e Di Lauro. In 10 anni oltre al traffico di droga le varie organizzazioni sono state attive in attentati, intimidazioni, tentati omicidi, egemonia criminale impostasi con violenza in tutta la costa da Francavilla a Vasto, per una rete che coinvolgeva varie zone del centro sud nelle province di Napoli, Salerno, Foggia, Latina e Ascoli Piceno, mentre alcuni “canali di approvvigionamento” erano addirittura in Olanda e Germania.
I proventi della droga vengono riciclati anche nell’economia (anche “legale”), permettendo ai sodalizi criminali di consolidarsi, agire in settori dell’economia come il ciclo del cemento o dello smaltimento dei rifiuti e il prestito usuraio. Numerosi sono stati i sequestri di questi anni di immobili o terreni realizzati secondo magistrati e forze dell’ordine grazie a proventi di attività illecite. Nel 2007 furono sequestrati a Pizzoferrato riconducibili a “Sandokan” Schiavone. L’ultimo sequestro in ordine di tempo è di queste ore: immobili e terreni per un valore complessivo superiore ai 2 milioni di euro a 7 persone legate da uno “stretto vincolo parentale” e segnalate all’autorità giudiziaria che, secondo il Comando Provinciale dei Carabinieri di Chieti, erano “dediti in via continuativa e stabile alla commissione di reati in settori quali lo spaccio di sostanze stupefacenti, l’usura e le estorsioni”.
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