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L’abbraccio dei calabresi all’imprenditore Tiberio Bentivoglio

di Sabrina Garofalo il . Calabria

“Vi ringrazio, siete veramente tanti, la Calabria è presente”. È Il saluto commosso di Tiberio Bentivoglio alle quasi duecento persone riunitesi nel pomeriggio di ieri davanti alla sanitaria Sant’Elia, nel quartiere Condera a Reggio Calabria, in seguito all’ennesimo atto intimidatorio.  Abbracci, sorrisi, dignità che si tocca con mano, semplicità nei gesti, segni forti, occhi carichi di amicizia, denuncia e proposta: una Calabria che ancora una volta ha scelto da che parte stare. “Sono contento della vostra vicinanza – ha spiegato Tiberio Bentivoglio – siete riusciti a far passare un po’ di rabbia che avevo dentro. Ma sono contento ancor di più, di vedere che in mezzo a noi delle persone fantastiche: ci sono Giovanni e Francesca ai quali la ’ndrangheta ha ucciso un bambino di 11 anni, Stefania e Carmelo ai quali per poco non è stato ammazzato suo figlio che era all’asilo, Matteo al quale hanno ucciso un fratello, Rosa e Deborah, senza un padre. C’è Rocco Mangiardi, imprenditore testimone di giustizia, fraterno amico e compagno di viaggio, c’è Filippo Coliandro con i ragazzi dell’Accademia. Avete riempito un quartiere che è stato vuoto, e che oggi è pieno”.

Ed è stato proprio l’abbraccio dei familiari delle vittime innocenti e dei testimoni di giustizia calabresi a caricare la giornata di senso: quello proprio di cittadine e cittadini calabresi che credono con forza nella verità e nella giustizia. A coglierne la portata anche anche Deborah Cartisano, referente del coordinamento di Libera nella Locride e figlia di Lollò Cartisano – che commenta: “Per noi familiari è importante essere qui, tante volte ci siamo trovati nella situazione di Tiberio e Enza, siamo stati lasciati soli. Siamo felici di vedere che accanto a Tiberio e Enza ci sia tanta gente, ma non dimentichiamoci che c’è tanta gente che deve fare la sua parte. Noi familiari siamo stati prima soli, poi esibiti. Vi prego – ha continuato Deborah Cartisano – non continuiamo ad esibire la sofferenza delle persone, evitiamo di esporre la sofferenza per sentirci meglio e dire che siamo bravi. Il lavoro è di chi si impegna ogni giorno. Non lasciamoli soli, in Calabria, nelle istituzioni, la solidarietà va fatta sentire in maniera diversa. Non bisogna arrivare troppo tardi, Tiberio aveva già subito gravi intimidazioni, adesso le istituzioni devono darci risposte concrete”.

Non è mancato l’invito all’impegno quotidiano, un appello corale giunto da chi continua a resistere in un contesto che a volte “soffoca sogni e sognatori”, scriveva Fatema Marnissi, ma che ieri sembra aver ritrovato respiro. Ariosità profusa dagli occhi di Enza, moglie di Tiberio, nei quali il connubio tra dolcezza e forza sembra essere la dicotomica immagine di un Sud che resiste e non si tira indietro. Sguardo di donna in cui coraggio e intelligenza emozionale si mescolano a significare domanda di dignità che si fa politica.

Parole e gesti emblematici, come quello di Salvatore Mafrici, rappresentante di Avviso Pubblico e sindaco di Condofuri, che ha inteso donare a Tiberio Bentivoglio la propria fascia tricolore. Un gesto significante tutta la volontà istituzionale nel voler rimettere in mano a cittadini onesti il simbolo materiale della propria autorità, riconoscendo la miopia di molti ma scegliendo di camminare insieme. La denuncia e la proposta, emergono poi dalle parole di Francesco Spanò, referente reggino di Libera che afferma: “Tiberio non è e non deve essere un eroe, ma semplicemente un imprenditore responsabile. La nostra presenza da cittadini è solo manifestazione di responsabilità e di consapevolezza, che la libertà degli operatori economici e quella di noi calabresi sono due facce della stessa medaglia. Da oggi rilanceremo la campagna Reggio Libera Reggio, incontreremo commercianti, associazioni e istituzioni: è ricominciata la primavera”. Parole condivise dagli altri referenti dei coordinamenti provinciali e dei presidi calabresi, termini che si tradurranno in impegno concreto e nel rafforzamento della rete di Libera in Calabria. Nel merito si è espresso anche Mimmo Nasone, referente regionale: “Andremo avanti con semplicità e convinzione. Essere qui accanto alla famiglia Bentivoglio è un passo importante di un percorso che ci vede tutte e tutti impegnati nei nostri territori. Continuiamo a chiedere alle istituzioni di essere credibili e presenti, di continuare a scegliere da che parte stare”. Tante le associazioni e gli attori sociali presenti e, pur nel peso di qualche assenza, non si può non riconoscere la straordinarietà di una rete che diventa abbraccio collettivo.  E poi la convivialità insita in quel brindisi conclusivo, intreccio di sguardi che riconducono a un’altra e sacrosanta verità. Libera è relazione, amicizia che cresce e che rafforza i legami, individualità che assurge a totalità, e ciascuno di noi è parte di questo “tutto”. Infine la consegna delle nuove piantine da “mettere a dimora”, fedelmente all’insegnamento della nostra terra, nuovi semi da piantare che la storia di Tiberio ci lascia come eredità d’impegno quotidiano e come promessa, l’ultima: stiamoci accanto corresponsabilmente.

 

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