Beni confiscati: c’è un modello vincente
Il 1 marzo a Roma un convegno nazionale sull’uso sociale e produttivo dei beni confiscati//// – Lo scorso lunedì Riccardo Iacona ha firmato un altro importante viaggio nel Paese degli sprechi e delle omissioni: l’abbandono di beni, aziende e terreni confiscati alle mafie. In studio Nicola Gratteri ha spiegato come mai restano abbandonate tante strutture e tanti immobili, un giro di affari di 30 miliardi di euro. E, soprattutto, sono emerse le difficoltà lancinanti dell’Agenzia per i beni confiscati dopo la fine della gestione Morcone: buona parte dei funzionari distaccati vogliono rientrare nei propri ruoli d’origine. Eppure in quelle immagini è mancato un pezzo che non può essere sottovalutato. Dalla Campania alla Sicilia, passando per Puglia e Calabria, esiste un modello vincente e capace di resistere. I terreni, le aziende e i beni confiscati gestiti dalle cooperative sociali sono una realtà viva e concreta: Nco – il pacco alla camorra, Giovani in vita, Resistenza, Radio Siani, Placido Rizzotto e tanti altri. Sono esperienze che producono lavoro e inclusione sociale, luoghi in cui la comunità ritrova le proprie connessioni e rimette in moto il tessuto sociale disgregato ai tempi della crisi. Perchè sottovalutare queste esperienze? Perché non chiedere a questi protagonisti cosa è davvero l’antimafia?
Il primo marzo a Roma, a 18 anni dall’entrata in vigore della legge Rognoni-La Torre, Libera organizza un convegno per trarre un bilancio di questa “maturità” della confisca dei beni: “L’uso sociale e produttivo dei beni confiscati, inoltre, pone al centro dell’attenzione il rafforzamento delle politiche per il welfare e per la crescita dell’economia sociale, che producono prodotti e servizi d’utilità pubblica e beni relazionali, – oltre che occasioni occupazionali – e nelle quali il portato valoriale ed etico del mondo del volontariato e della cooperazione ne diviene l’anima. Per queste ragioni l’Associazione Libera ha promosso i Forum regionali e interregionali sui beni confiscati alla criminalità organizzata, con l’obiettivo di aprire spazi di discussione e confronto con tutti i soggetti assegnatari dei beni confiscati e raccogliere esperienze, criticità, nuove idee, buone prassi e proposte di modifica normativa. I Forum realizzati in Calabria, in Campania, in Puglia, in Sicilia, nel Nord e nel Centro Italia, hanno rappresentato l’occasione per presentare e raccogliere le adesioni alle campagne “Libera il Welfare: I beni confiscati per l’inclusione sociale” e “Impresa bene comune: il made in Italy dell’antimafia”, relative al riutilizzo dei beni immobili per le politiche sociali (accoglienza, reinserimento lavorativo e servizi alla persona) e alla gestione delle aziende sequestrate e confiscate”.
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