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Sequestro di beni per il “professore della mafia”

di Rino Giacalone il . Sicilia

Professore di scuola media, preside di una scuola privata, impiegato presso la tabaccheria del figlio, a Paceco. Filippo Coppola, classe 1949, è riuscito a passare indenne in mezzo a successioni mafiose, dalla vecchia alla nuova mafia, stringere alleanze con i nuovi capi come Messina Denaro, Vincenzo Virga e Francesco Pace, e a condanne, per gli investigatori della Dia di Trapani è rimasto un pezzo da 90, rispettato da uomini di onore ma anche politici, in cella si occupava di dare aiuto elettorale a candidati come l’attuale deputato Paolo Ruggirello, seguiva le vicende dell’allora vice presidente della Regione, Bartolo Pellegrino, presso la cui segreteria lavorava un fratello, Girolamo, detto Mimmetto, coinvolto anche lui in una indagine antimafia dalla quale però è uscito indenne. A Filippo Coppola i carabinieri su ordine del Tribunale delle misure di prevenzione di Trapanihanno sequestrato possedimenti vari per un valore complessivo di 3 milioni di euro. Appartenente ad una storica famiglia della mafia trapanese, figlio di Gino, emigrato nel primo dopo guerra  in Tunisia dopo essere sfuggito ad un attentato, con altri suoi fratelli, come Rocco, Filippo Coppola si è ritrovato più volte citato in indagini antimafia del trapanese. I carabinieri di Paceco, comandati dal maresciallo Paolo Conigliaro, in particolare nell’ultimo periodo ne hanno monitorato mosse e affari, riscontrando le sue capacità a ottenere finanziamenti per l’agricoltura, e grandi capacità a gestire commerci di prodotti agricoli verso la Tunisia e l’Olanda in particolare o ancora verso i mercati italiani di Napoli e Foggia.

I mercati dei meloni giallinonché quello dell’aglio, classiche produzioni agricole della zona,sarebbero stato sotto il suo controllo, monopolio dinanzi al quale ci sarebbe stato poco da discutere. Altre indagini risalenti ali anni 90 ne hanno descritto la sua capacità a celarsi: di giorno insegnante, nel resto delle giornate braccio destro di boss mafiosi, anche latitanti, come Matteo Messina Denaro e Vincenzo Sinacori: quest’ultimo quando fu arrestato e iniziò a collaborare con la giustizia raccontò dei rifugi offerti dalla famiglia Coppola nell’agro di Dattilo, abitazioni usate anche per svolgere summit di mafia. Adesso il sequestro che ha riguardato proprietà immobiliari, terriere, conti correnti bancari e postali, alcuni intestati anche alla moglie, ai figli, alla nuora. Tra i beni sequestrati anche un villino costruito nella frazione di Marausa e da lui donato ad uno dei suoi figli. La circostanza che si tratti di una costruzione completamente abusiva non ha impedito a Filippo Coppola ad ottenere per questa sua proprietà servizi e allacciamenti pubblici. E addirittura procedere alla donazione con tanto di atto notarile. Così come una volta tornato libero e sebbene sottoposto alla sorveglianza speciale si era ritrovato assunto come preside presso una scuola privata. A lui di no non l’avrebbe mai detto nessuno. Sin da quando Matteo Messina Denaro in persona decise di riammetterlo dentro la potente famiglia trapanese di Cosa Nostra, cancellando un ordine che era giunto da un altro potente capo mafia, il mazarese Mariano Agate. U prufissuriCoppola insomma non è, come si dice in dialetto siciliano, “tatau” cioè uno qualsiasi, “un nente ammiscato cu nenti”, niente mischiato con niente. Che poi sono queste la caratteristiche della mafia trapanese, una mafia che è innanzitutto impresa e che però “sa sparare e sa votare quando è ora di votare bene.

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