Bene confiscato ai clan, intimidazione a Chiaiano
L’approfondimento di Aldo Cimmino//. Che cosa è successo sul terreno confiscato a Chiaiano? Atti intimidatori sono stati consumati ai danni del fondo rustico confiscato ai Polverino, lo storico clan delle zone di Marano di Napoli e Quarto flegreo, ormai decimato dalle operazioni delle forze dell’ordine, coordinate dai Pm della dda di Napoli, anche in recentissime iniziative giudiziarie. Un gesto singolare anche se non è il primo: due fossi scavati nel fondo sottratto alla malavita, che oggi porta il nome di Amato Lamberti. Uno sfregio alla sua memoria? Un’intimidazione all’antimafia sociale? O chiunque fosse, stava cercando armi sotterrate?
Le piste seguite dagli inquirenti del Commissariato di Scampia, guidato da Cristiano Tatarelli, vanno in varie direzioni. Ma il fatto è un altro. Il dato sconfortante che emerge è che a tutt’oggi esiste qualcuno o un gruppo di qualunquisti qualunque, che credono ancora nel valore intimidatorio di tali gesti. Potrei essere accusato di essere stato semplificativo. Di sminuire la vicenda. Ma credo che invece si tratti di collocare tale gesto nella giusta dimensione spazio – temporale.
Ed andiamo ad analizzare i fatti. Il terreno a Chiaiano, quartiere noto per le battaglie contro la discarica posta a nord di Napoli, che venne fatta chiudere grazie al l’impegno di comitati anti discarica e dei cittadini, è stato confiscato dopo tredici anni di procedure giudiziarie e consegnato alle organizzazioni in prima linea come (R)esistenza Anticamorra che oggi lo gestisce. Quattordici ettari di terreno che sono a disposizione della cittadinanza. Quattordici ettari di terreno che, dalla consegna, hanno già visto la partecipazione, consistente, della cittadinanza del quartiere e della città. A partire dall’estate scorsa quando i ragazzi dei campi estivi di Libera si riunirono sul fondo “Lamberti”, per raccogliere i frutti buoni di quel bene confiscato.
Poi un escalation di attività. Come dimenticare le scene della scorsa pasquetta organizzata sul fondo, quando spontaneamente centinaia di persone si riversarono su quel terreno sottratto alla camorra, riappropiandosene? Ecco allora che il valore di gesti intimidatori è ontologicamente ridimensionato. “Non molliamo”, infatti è il commento di Ciro Corona, presidente di (R)esistenza Anticamorra. Ma è la stessa reazione di Libera Campania, che una nota ha fatto sapere che “L’esperienza di lavoro sui terreni confiscati alla criminalitá è un sogno che si sta realizzando e non si può consentire a nessuno di macchiare con tali gesti l’impegno quotidiano di tanti giovani che su quel territorio restituiscono il ‘maltolto’. È proprio il caso di dirlo: ora e sempre (R)Esistenza!”.
Insomma con questi gesti che cosa si vuole dimostrare? Ci vogliono ricordare che la camorra esiste ancora e che non è così semplice? Non credo che nessuno di coloro che in Campania, così come in altri luoghi, sono resistenti contro le mafie, abbiano mai pensato per un istante che potesse essere facile o che la criminalità organizzata fosse scomparsa. Per ciò non vi sforzate a scavare buche, lo sanno bene che purtroppo ci siete ancora. Ecco perché l’impegno resta sempre fermo e deciso, contro isolamento ed eroismi. Ciò che vince sono le sinergie e le strategie che prevedono socializzazione ed economie alternative, proprio come quella del fondo di Chiaiano. E quando i progetti di restauro della società civile e quelli di inclusione sociale falliscono, si rendono poi necessari atti repressivi. Ma la sfida si vince sul campo dei diritti civili. È allora che cosa succederà sul fondo rustico “A. Lamberti”? A questa, che è forse la domanda più importante, risponde l’attivismo di tanti che continuano a lottare nonostante tutto, e non soltanto a Chiaiano. A luglio, quei quattordici ettari, saranno comunque lo scenario dei campi estivi di Libera. Settimane interminabili di lavoro, formazione e condivisione che certamente riempiranno di passione civile quelle inutili buche.
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