Da Portella della Ginestra a Pietralunga
Un’azienda agricola situata in una bella vallata a 5 km dal paese di Pietralunga, in provincia di Perugia. Lì la famiglia ‘ndranghetista dei De Stefano, proveniente da Reggio Calabria, aveva investito i suoi soldi su un terreno di circa 100 ettari, un grande casolare circondato da altri due più piccoli. Un “tesoro” nascosto fra le vallate della verde Umbria che racconta, in maniera concreta, delle infiltrazioni criminali nella regione. E dell’avanzata della ‘ndrangheta, che dopo Cosa nostra dagli anni ’90, è arrivata lentamente e senza “far rumore” ad occupare pezzi del cuore verde dell’Italia. Ma anche della risposta concreta messa in campo da società civile e le istituzioni, contro l’ingresso dei capitali mafiosi nella regione. Ieri, 1 maggio, si è svolta proprio su quel bene confiscato in Umbria la prima iniziativa che ha coinvolto la comunità locale e la rete di associazioni impegnate nel sociale in Umbria. Il bene confiscato, consegnato al Comune di Pietralunga, è gestito dalle istituzioni locali e dalla rete di associazioni di Libera nella regione. In oltre 100, tantissimi giovani, hanno trascorso una intera giornata su quei terreni, simbolo di riscatto e di una nuova antimafia in movimento anche in Umbria.
Il servizio del Tgr Umbria sull’assegnazione del bene confiscato
Quest’estate si svolgerà il primo campo di lavoro proprio su questo terreno un tempo segno della potenza criminale e economica delle ‘ndrine arrivate da Reggio Calabria. Un legame profondo lega – spiegano da Libera Umbria – la giornata del primo maggio a Portella della Ginestra e i percorsi di antimafia sociale in corso anche qui in Umbria. “Il Primo Maggio 1947 a Portella della Ginestra, in provincia di Palermo, a migliaia i contadini e i braccianti di tutti i paesi della zona convennero con le loro famiglie per celebrare in letizia la giornata di festa e di lotta dei lavoratori, per molti anni soppressa e vietata dal regime fascista. […] Alla lotta e al sacrificio di quelle donne, di quegli uomini e di quelle famiglie vuole riallacciarsi Libera Umbra nell’organizzare a Pietralunga, nel bene confiscato alla “ndrangheta” reggina e finalmente restituito alla comunità attraverso il suo sindaco, la Festa del Lavoro di questo Primo Maggio 2013”.
“La vicenda ha una forte connotazione simbolica – spiegano inoltre. E’ oramai accertata da molte inchieste la presenza nella nostra regione di grandi organizzazioni criminali che, attraverso gli ingenti capitali acquisiti nei traffici illegali, acquisiscono immobili e attività economiche. Il fatto che questa infiltrazione non si sviluppi nel clamore degli spari, ma nel silenzio delle transazioni commerciali, non la rende meno inquietante. Pietralunga è luogo sacro della Resistenza giacché in quelle colline operò contro i nazi-fascisti una valorosa formazione partigiana, la Brigata Proletaria d’Urto San Faustino, con il sostegno dell’intera popolazione, a partire dalla parrocchia; ma può e deve diventare il simbolo di una nuova resistenza, quella dell’intera regione alle mafie, che dalle regioni originarie, grazie alla potenza del denaro, tentano nuovi insediamenti, portando con sé un tragico carico di ingiustizie e brutalità. Dove prosperano le mafie viene meno la forza della legge, viene meno la solidarietà, si imbarbariscono tutti i rapporti, a cominciare dai rapporti di lavoro ove la dipendenza facilmente degenera in schiavitù”.
Da Portella della Ginestra a Pietralunga, un impegno che continua.
Il racconto della giornata a cura di Salvatore Lo Leggio per Libera Umbria
Trackback dal tuo sito.