Narcos e mafie in Russia
L’arresto, poco più di un mese fa (30 gennaio 2013), nell’aeroporto Sheremetyevo di Mosca, di un sacerdote colombiano “mula” con un chilogrammo circa di cocaina nello stomaco contenuta in alcuni preservativi, ci offre lo spunto per dare nuovamente uno sguardo a cosa sta accadendo in Russia sul versante del narcotraffico internazionale. Le dichiarazioni rilasciate dal sacerdote “costretto da un gruppo mafioso” a fare il corriere della droga, è una delle tante conferme sulla pervasività e pericolosità delle mafie.
Mafie che, lo vado ripetendo da anni, non sono più ormai un semplice problema di ordine pubblico ma sono ormai un serio pericolo la sopravvivenza delle democrazie, l’indipendenza dei governi e delle istituzioni finanziarie di molti paesi (incluso il nostro). Molto si è parlato negli anni passati dell’esplosione del crimine organizzato nel terremoto economico e politico conseguente al crollo dell’Unione Sovietica, nel passaggio di questa ad un’economia di tipo occidentale. La criminalità, finché aveva retto il socialismo reale, non aveva mai assunto, almeno ufficialmente, la qualità di “organizzata”, perché il regime comunista si era sempre vantato della efficace azione statale di prevenzione e repressione svolta.
In realtà, gruppi criminali, magari poco strutturati, esistevano e si consolidavano, controllando il mercato nero, parallelo a quello ufficiale che è stato sempre presente. Man mano che la politica e l’economia russa si andavano rivoluzionando in senso liberistico, generando ancor di più profondi squilibri sociali, le organizzazioni criminali si rafforzavano cercando di condizionare anche il potere politico. Il passaggio all’economia di mercato, avvenuto senza regole e senza controlli, ha di fatto aperto alla criminalità dei grandi capitali la possibilità di controllare ampi settori dell’economia e della finanza e, di conseguenza, della politica. L’apertura delle frontiere russe ha, poi, contribuito alla mafiosizzazione della Russia.
La criminalità del narcotraffico resta, ancora oggi, il problema più serio per questo paese. Molti i russi rimasti coinvolti nel lucroso traffico, nella produzione e nel consumo. Alla fine del 2012, secondo dati ufficiali del Servizio Federale Antidroga, erano 673.840 le persone registrate nelle strutture terapeutiche (stime più reali indicano in circa 2milioni e mezzo il numero dei tossicodipendenti). A marzo del 2012 è stata modificata la norma riguardante il consumo personale di stupefacenti prevedendo la possibilità di arrestare il tossicodipendente fino a 15 giorni oltre alla sanzione pecuniaria equivalente a 130/160 dollari americani. Contestualmente è stata introdotta la pena dell’ergastolo per il traffico di droghe in quantità “particolarmente rilevanti” e a livello internazionale.
I decessi per overdose sarebbero, mediamente, circa 30mila l’anno. Alla fine del 2011 (non sono ancora noti i dati del 2012), sono state sequestrate oltre 40 tonnellate di stupefacenti, in prevalenza cannabinoidi (poco più di 29 ton.), seguiti dagli oppiacei (6.473 kg.), dalle droghe sintetiche (2,2 ton.) e dalla cocaina (282 kg.). Sequestrati anche circa 100 kg, di desomorfina, una sostanza di base oppiacea estraibile da farmaci contenenti codeina (ad es. analgesici), In Russia è chiamata “krokodil” per i suoi effetti di desquamazione della cute degli assuntori con effetti devastanti (può portare alla morte in due, tre anni). Va anche ricordato che una buona parte del commercio illegale degli stupefacenti è rappresentato dalla canapa selvatica che cresce spontaneamente su vasti territori molti dei quali, seppur coltivabili, sono in stato di abbandono (si parla di circa 30 milioni di ettari).
Il Servizio Federale Antidroga ha comunicato che, nel 2011, in tutta la Russia sono state distrutte, nelle stesse aree di localizzazione, circa 261mila tonnellate di piante di cannabis. Per delitti collegati alle droghe le persone arrestate sono state 35.897 di cui 34.648 cittadini russi (5.577 le donne), 1.051 cittadini dei vari paesi della confederazione e 257 di persone appartenenti ad organismi dello Stato. Alcuni cittadini italiani sono stati arrestati in Russia su richiesta dell’autorità giudiziaria italiana. Le potenzialità del mercato russo sono, dunque, elevatissime (la popolazione russa, secondo l’ultimo censimento del 2010,conta 141.945.966 abitanti), con un fatturato dell’ordine di centinaia di milioni di dollari considerati i prezzi all’ingrosso di eroina e cocaina.
Il panorama della criminalità resta piuttosto complesso e solo negli ultimi anni è stato possibile ricavare, da documenti giudiziari e di polizia oltre che da relazioni di esperti antidroga europei presenti nella zona, informazioni più dettagliate quanto alle sue strutture interne e alle dinamiche che ne scaturiscono. Alle organizzazioni mafiose russe (SolncevsKaja di Mosca, Izmajlvoskaja, Uralmashkaja, la Tambovskaja-Malysevkaja di San Pietroburgo, la brigata di Solncevo, solo per citare alcuni gruppi), a quelle euroasiatiche, alla criminalità cecena (presente in diverse città russe), si sono aggiunte, nel tempo, stabili rappresentanze della criminalità organizzata italiana, cinese, messicana, colombiana e nigeriana. In tema di riciclaggio, premesso che si sta cercando di adottare una nuova legislazione in tema di sequestro e confisca dei beni di provenienza illecita, sulle criticità del sistema finanziario russo in generale sono particolarmente significative le considerazioni formulate nel 2011 dagli esperti finanziari italiani presenti a Mosca.
Questi, rilevato come “il sistema corruttivo risulta avere carattere di sistematicità” e “costituisce persino impedimento a carattere generale nel contrasto al riciclaggio”, evidenziano la presenza in Russia di banche in grado di offrire servizi finanziari ombra (banche di lavaggio), che “sarebbero in grado di perfezionare trasferimenti di valuta all’estero in forma anonima senza rischi di credito”. Insomma una vera “pacchia” per riciclare il denaro proveniente dal narcotraffico e da altre attività criminali.
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